Fini Lo stupro è «una piaga sociale», ma i media non devono dargli «una connotazione etnica»

La violenza sulle donne è stato il tema centrale nelle manifestazioni e gli eventi organizzati l’8 marzo, festa delle donne. E se il capo dello Stato Giorgio Napolitano l’aveva già definita «infamia», invitando a non badare alla nazionalità di vittime e di carnefici, ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha parlato di «piaga sociale» ammonendo però i mass media a non dare allo stupro una «connotazione etnica». Fulcro della festa è stata una grande manifestazione al teatro Brancaccio di Roma, iniziativa del ministero per le Pari opportunità e del Comune di Roma, alla quale hanno partecipato, oltre al presidente della Camera, anche i ministri Mara Carfagna e Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, rappresentanti di associazioni femminili e numerosi esponenti del mondo dello spettacolo. No a connotazioni etniche degli stupri, dunque: «È giusto - ha spiegato Fini - titolare “Donna stuprata da romeno”, ma bisogna fare lo stesso quando a commettere la violenza è un italiano». E poi un ammonimento alla politica: «Non possiamo concentrarci solo su nuove leggi - ha detto - non possiamo limitarci a una stretta repressiva, che pure è utile, ma occorre avere più attenzione per la violenza quotidiana e silenziosa, quella che avviene tra le mura domestiche». Quello che occorre è «mobilizzare le coscienze, senza distinzioni politiche».

Un invito a «non creare allarmismi» è giunto invece dal ministro per le Pari opportunità Carfagna, che ha citato i dati del Viminale che indicano un «decremento significativo» nell’ultimo anno delle violenze sulle donne.

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