Finisce al bar l’assedio al governatore

Finisce al bar l’assedio al governatore

(...) dedicò tutta se stessa ricevendone in cambio un pugno di voti e una comparsata in tribunale come testimone della raccolta fin troppo disinvolta di firme di presentazione di una lista (il buon Sergio Cattozzo e il professor Claudio Eva ancora si leccano le ferite). E la cura Di Bella, anche quella: un’altra battaglia combattuta a fondo, a fianco dell’ottuagenario professore che voleva guarire i malati di cancro: risalgono a quell’epoca, per tanti versi infelice, il battesimo di «Voglio vivere» e le accuse di speculare sulla pelle dei malati. Ma lei, Anna - qualcuno la definiva già «Anna dei miracoli» - è andata avanti per la propria strada senza guardare in faccia a nessuno. Quasi naturale l’approdo all’isola dei non famosi, dei paria della società, i deboli, gli indifesi, in una parola: i consumatori, che finiscono nelle grinfie di poteri occulti, burocrazia, besagnini e anche dei furbetti del quartierino. E ne diventano inevitabilmente vittime. Per questo, davanti ai soprusi - il sangue non è acqua, e lei se lo sente ribollire - Anna Massone può solo reagire come sa: a spada tratta. Qualche volta, anche a colpi di dichiarazioni, comunicati stampa, filmati, e fotografie che la ritraggono in pieno assetto di guerra, pronta a schierarsi contro chiunque si ritenga autorizzato a esercitare un diritto individuale calpestando i diritti universali. Come gli è parso il presidente Soru, appunto, colui che ha pensato bene di abbandonare la beneamata creatura finanziaria-informatica «Tiscali» - casualmente, nel momento del crollo delle quotazioni - per sposare con entusiasmo la politica di centrosinistra e mettersi al servizio del popolo. Al quale ha subito fatto un bel servizio, completo: la tassa sul lusso, da applicare ai proprietari di beni immobili e natanti che non fanno della Sardegna la propria residenza abituale. Hai bello dirgli che in questo modo si rischia di far scendere le quotazioni dell’isola ancora più in basso di quelle di Tiscali: Soru, finora, è stato irremovibile, ha esibito dati confortanti sul movimento turistico, ha fatto spallucce persino al clan di Flavio Briatore che gli ha «sparato» contro una manifestazione armata di bottiglie di champagne.
Ma lei, Anna dei miracoli, fisico tosto, neanche un etto di troppo, grinta da vendere, non s’è spaventata per così poco: ci vuol altro, per farla desistere. E così s’è messa in testa di sbarcare in Sardegna e fare un sit in a casa di Soru (la casa istituzionale, naturalmente, ché quella privata è una sontuosa villa direttamente sulla battigia smeraldissima, difesa come un bunker). Detto fatto, a stretto giro di telefonate: tutti convocati, i soci di Voglio vivere, a livello mondiale. «Vengo anch’io», «Sì, tu sì». «Ma non saremo in troppi? Meno siamo, meglio stiamo, lo diceva anche la tv». «Niente affatto. Dobbiamo esserci tutti. La Sardegna sarà nostra. Spopoleremo». «Guarda che Briatore ha già fatto flop» ha provato a farle capire qualcuno. «Me ne frego. Vuoi mettere Voglio vivere? Noi abbiamo il carisma». Arriva il grande giorno: il sole è una palla di fuoco, il calendario segna 10 agosto, il termometro schizza a 38 gradi. Insomma: lo spirito è forte, ma la carne è debole. La marcia su Cagliari comincia con i quadrunviri in testa, subito dietro di lei, Anna. Il fatto è che dietro non c’è nessuno. Circola la voce che Mario abbia perso l’aereo, Cristina sia momentaneamente indisposta, Valerio già in ferie, e Carla, invece, lavori sodo e non possa venire. E gli altri? Boh. La marcia prosegue, ma diventa un calvario. Oltre tutto c’è lo striscione da portare - «Ass. Voglio vivere contro tassa Soru» -, belin quanto pesa, potevano farlo più piccolo! In un modo o nell’altro, il manipolo degli (ex) entusiasti arriva a destinazione. Sono sotto le finestre del governatore. Lui non c’è, ma fa lo stesso, «lo so che fa finta, ma ci teme lo stesso». Il tempo di fare la foto ricordo, di bere una bibita, di asciugare il sudore. Poi, scoppia la protesta. Contro chi non è venuto. Quando ci vuole, ci vuole: «Saranno stati convinti - attacca Anna Massone - che la tassa è già stata ritirata, avranno dato ascolto alla voce che basterà non pagarla per ottenere la sua abrogazione. Tutte balle.

Il fatto è - aggiunge con una punta d’amarezza - che gli italiani hanno sottovalutato le conseguenze dei loro comportamenti, hanno rinunciato a un’occasione unica per dimostrare a Soru quanto sono arrabbiati. Peccato». La resa? Neanche per sogno: non è da lei. Che difatti rilancia: «Continueremo, non daremo tregua. Con iniziative diverse, naturalmente». Marce, però, basta, chiuso. «Voglio vivere», mica suicidarmi.

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