Finisce in manette lo spacciatore in tweed

Arrestato un distinto marocchino che nascondeva in una copia del «Times» dosi di cocaina, da vendere nella Stazione centrale

Chi è quel signore distinto che, con una copia del quotidiano inglese «Times» sottobraccio e vestito solo di un impeccabile completo di tweed verde, passeggia con aria da lord davanti all’hotel Gallia, poi entra accompagnato - sempre da persone diverse - nell’atrio della stazione Centrale? Se lo sono chiesto a lungo i carabinieri del nucleo operativo della stazione di Porta Magenta mentre lo osservavano sospettosi, qualche giorno fa. Sì. Perché un nordafricano in stazione Centrale - seppure con vestito à la page, sorriso stampato sulle labbra e giornale molto conservatore appresso - è pur sempre un nordafricano in Stazione centrale, non un nobile inglese in gita ad Ascot. E deve avere una ragione davvero valida per continuare a sorridere e a passeggiare lì, di prima mattina, a gennaio e con il freddo che fa, vestito come chi si appresta ad assistere a una gara di ippica in primavera inoltrata.
Sì: una ragione, e anche molto buona, ci doveva pur essere. Così i carabinieri, in borghese e ben attenti a non fargli notare il loro particolare interessamento nei suoi confronti, decidono di seguire lo straniero che fa la spola dal marciapiede dell’hotel Gallia alla hall della Centrale. E rimangono ancora più stupiti quando vedono che il nordafricano-lord, sempre sorridendo e con il giornale sottobraccio, si avvicina alle macchinette automatiche delle Ferrovie semplicemente per... mostrare alla persona che lo accompagna come deve fare per far uscire il biglietto.
«Ma guarda che gentile... » sembra sussurrare l’accompagnatore mentre prende dalle mani del nordafricano il biglietto e, dopo averlo ringraziato per averlo aiutato, se ne va.
La scena si ripete svariate volte. Possibile, pensano i militari, che tutti vadano solo da quel tizio a chiedergli come funziona la macchina automatica dei biglietti? Mica ce l’ha scritto in fronte che lui sa come fare e che è pronto a offrire il suo aiuto. E poi perché, prima di chiedere aiuto a lui, nessuna delle persone che lo accompagna di volta in volta, entra in stazione e prova prima se riesce da sola a fare il biglietto? In fondo che sarà mai? Mica si tratta di un’operazione che richiede un trust di cervelli!
L’occhio allenato dei carabinieri diventa ancora più arguto. E a distanza più ravvicinata, vedono ciò che conferma in pieno i loro sospetti. In realtà lo straniero - che risulterà poi chiamarsi Heidi Hassan, marocchino 31enne, senza permesso di soggiorno - fa sì il biglietto per i «passeggeri», ma intanto che glielo allunga, tira fuori dal «Times» che ha piegato sottobraccio (e che copre, o, comunque, nasconde parte del movimento) palline di cocaina.

Insomma: i passeggeri imbranati in realtà sono tossicodipendenti istruiti a dovere su come e da chi procacciarsi la droga; il marocchino in tweed è uno spacciatore. Quando gli scattano le manette ai polsi nel «Times» ci sono ancora otto dosi di cocaina. Oh, my Lord!

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