Se è vero che l'era dei «supercostumi» è stata decretata come finita dalla federazione internazionale (Fina), è altrettanto vero che la nuova sfida lanciata da Jaked e dall'Italnuoto parte con l'obiettivo di confermare il made in Italy come esempio. Magari anche da copiare. È stata presentata alle piscine del Foro Italico di Roma la nuova linea da competizione dell'azienda di Vigevano, nata con l'obbligo di adempiere alle nuove imposizioni determinate dalla Fina attraverso le regole entrate in vigore all'inizio del 2010 e che obbligano gli atleti ad indossare costumi di tessuto, e che di conseguenza hanno di fatto vietato l'utilizzo del discusso poliuretano, conformemente anche alle normative riguardo la superficie corprea che è possibile coprire (diversa per uomini e donne).
La caratteristica di base dell'ormai celebre Jaked 01 (che ai Mondiali di Roma è stato protragonista di 20 record del mondo e che ha portato a casa 34 medaglie, di cui 11 d'oro, sulle complessive 104 assegnate), ovvero la compressione muscolare, è stata «notevolmente amplificata e migliorata», ha spiegato il boss Francesco Fabbrica, e anche con il tessuto si riesce a consentire al muscolo stesso «un movimento lineare ed efficiente per il massimo rendimento, una migliore circolazione sanguigna ed una conseguente maggiore ossigenazione». Considerazioni che, a dispetto del rammarico per il «passo indietro» determinato dalla Fina nell'ambito dello sviluppo tecnologico dello sport, consentono a Jaked di fornire agli atleti della nazionale italiana, per un contratto da sponsor tecnico e fornitore ufficiale siglato fino alle Olimpiadi di Londra 2012, «l'evoluzione massima del J01, una grande risorsa in più in vasca». I quattro nuovi costumi presentati oggi si chiamano J05 MAxxis, J07 Shark, J09 Soft e J11 Water Zero.
Il trattamento «water repellent» è poi la seconda caratteristica di base di questi nuovi costumi. «Uno speciale e specifico trattamento - spiega l'azienda - che garantisce ai nuovi costumi un'altissima fluidodinamicità immersi in un liquido: effetto scivolo estremo, massima penetrazione in acqua. In più, sono garantiti da un basso coefficiente di attrito». Divenuta un fenomeno mondiale in coincidenza con le gare delle Olimpiadi di Pechino 2008, esplosa sul mercato dopo l'accordo con Inticom (Yamamay e Carpisa, per intenderci), Jaked ha continuato a lavorare sullo sviluppo del «costumone» in poliuretano fino a quando, la scorsa estate, la Fina ha deciso di stoppare l'utilizzo di quel materiale. Una decisione che Jaked ha accettato, ma che Luciano Cimmino, presidente onorario di Inticom, oggi ha di nuovo fortemente criticato: «Sarebbe come se nel tennis vietassero le nuove racchette per tornare a quelle di legno, o come se nell'atletica si tornasse a saltare con l'asta di bambù».
Che si tratti di un «passo indietro», ne è convinta Alessia Filippi, la ventiduenne romana oro sui 1.500 stile e bronzo sugli 800 ai Mondiali della scorsa estate, ma non è dispiaciuta della fine dell'era del poliuretano. «Ora usciranno fuori i nuotatori veri», ha detto a margine della presentazione. «I nuotatori meno bravi, sia dal punto di vista tecnico che del galleggiamento, avranno meno vantaggi». Parlando poi dei tempi che ci si dovrà aspettare nella nuova era post-costumoni, la Filippi ha spiegato di avere avuto ancora poco tempo per valutare, «ho gareggiato con i nuovi solo una volta la scorsa settimana a Biella (nella Coppa Caduti di Brema, ndr), ma i tempi si alzano e non di poco». Decimi? «Qualcosa di più», ha ammesso. Un cruccio in più per il «papà» di Jaked. «Prima dell'imposizione delle nuove regole, avevamo già pronta nel cassetto una nuova evoluzione», ha detto Fabbrica.
Il concetto, ha tenuto a specificare, è che Jaked ha sempre utilizzato una struttura di poliuretano traspirante, «il nostro non è mai stato un costume di gomma», ovvero in grado di galleggiare da solo. Per questo si riteneva possibile procedere ad una evoluzione «corretta» dello J01. Senza mai nominare la concorrenza, che dal punto di vista politico e commerciale avrebbe spinto la Fina a stoppare i «costumoni». Non scoraggiando però Jaked e Inticom: «La ricerca continua e va avanti, anche se prende un'altra direzione. Nel presentare oggi la nostra nuova linea - ha detto Cimmino - arriviamo come al solito prima degli altri, che forse aspettano di vedere cosa facciamo per studiarci prima di muoversi».
Ci si muove intanto anche sulla commercializzazione del prodotto, che non può restare destinato solo agli atleti delle nazionali. «Il 2010 è l'anno zero da questo punto di vista, in questi primi due mesi abbiamo inziato a mettere in piedi la nostra distribuzione, siamo in 100 punti vendita», spiega l'azienda.
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