Finita la maledizione degli zingari Il Birmingham primo dopo 100 anni

Nel 1906 i nomadi sfrattati per costruire lo stadio lanciarono un anatema secolare

Cent'anni di solitudine non fanno tanti danni quanto cent'anni di maledizione. Quella degli zingari, poi, è ancora peggio. Se ne sono accorti, forse, al Birmingham City, la squadra retrocessa lo scorso anno dalla Premiership in Championship, la seconda divisione inglese. Nel corso della loro storia, iniziata nel 1875, i Blues, pur rappresentando assieme ai rivali dell'Aston Villa la seconda città d'Inghilterra per popolazione, non hanno vinto praticamente nulla, se si eccettua la Coppa di Lega del 1963 - proprio contro il Villa - e due coppette minori. E c'è chi, in modo semiserio, ha attribuito i continui insuccessi proprio a quanto accaduto ai primi del 1906, quando Harry Morris, uno dei massimi dirigenti del club, ottenne il diritto di usufrutto per 21 anni di un'area semi-paludosa in un piccolo avvallamento a lato di una linea ferroviaria, con l'intenzione di costruirvi il nuovo stadio. Per farlo, dovette però sfrattare un accampamento di zingari, che scagliarono contro la squadra una maledizione centennale.
Vero o non vero che sia, numerosi episodi hanno soffiato sul fuoco di questa presunta dannazione secolare: per costituire le fondamenta su cui sarebbe sorta una delle due curve, si esortò la gente a portarvi e ad ammucchiare i propri rifiuti, dietro pagamento di una quota; ma quando lo stadio venne ristrutturato a metà anni Novanta, il City dovette spendere 250 mila sterline per bonificare la struttura, perché contaminata. La partita inaugurale allo stadio, il St. Andrews, fu rinviata di un'ora perché bisognava liberare il terreno da una fitta nevicata. Inoltre, durante la Seconda Guerra Mondiale, per spegnere un braciere un vigile vi gettò sopra un secchio di quella che credeva essere acqua... ma era kerosene, con il risultato che l'intera tribuna fu consumata dal fuoco e la squadra dovette trasferirsi al Villa Park. Per non parlare del fatto che ad ogni passaggio dei vecchi treni a vapore dietro una delle tribune il fumo avvolgeva gli spettatori per qualche minuto.
Nel corso degli anni, i più creduloni tra gli allenatori hanno cercato di smorzare la maledizione gitana, senza successo: Ron Saunders, religiosissimo, fece attaccare dei crocefissi ai piloni delle luci e dipingere di rosso le suole delle scarpe dei giocatori, mentre Barry Fry, su consiglio di una medium, si limitò ad urinare ai quattro angoli del campo alla mezzanotte del giorno prima di una partita: che finì 0-4 per gli ospiti, il Wolverhampton.


Ma ora è tutto finito: qualche giorno fa, 100 anni e spiccioli dopo la maledizione, il Birmingham City ha battuto il Queens Park Rangers 2-1 ed è ora primo in classifica e candidato al ritorno in Premiership. Dove i Blues scopriranno, come hanno già fatto, che la maledizione non c'entrava: erano i giocatori e gli allenatori, ad essere scarsi, in tutti questi anni.

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