RomaPovera Susanna Camusso, costretta ad alzare la voce per riconquistare la scena rubatale dalla Fiom, che negli ultimi tempi ha arruolato dietro le sue felpe rosse uno scodinzolante seguito. Così lei, la dura e pura della Cgil, scavalcata a sinistra e pure fischiata dai più duri, più puri, più metalli e più meccanici guidati da Maurizio Landini, non può che alzare la posta. Da New York, dove è per lOnu delle donne, fa la faccia cattiva al governo Monti inviando messaggi annacquati dal fuso orario: «Allargare la copertura degli ammortizzatori sociali è il nostro obiettivo ma senza risorse non è un obiettivo realizzabile. Laltra priorità è ridurre la precarietà: se il governo non intende affrontare la risoluzione di questi temi ma è in cerca dello scalpo dei licenziamenti più facili la risposta non è la fiammata ma bisogna immaginarsi una tensione sociale di lungo periodo e crediamo che non sia oggi nellinteresse del paese».
Una minaccia scandita con lo sguardo tranquillizzante di chi sa quel che fa, che però suscita quasi tenerezza se confrontata con pensieri e parole di Landini: nellaffollata manifestazioni di venerdì a Roma lambasciatore della Camusso Vincenzo Scudiere è stato ricoperto di fischi e la leader accusata di aver fatto finora una trattativa finta, una specie di minuetto con il governo e i poteri forti. E fosse solo questo. Negli ultimi tempi Landini è sembrato operare una vera campagna acquisti pescando in tutti i marchi della sinistra alternativa a «brand» storici ma in crisi di credibilità come Cgil e Pd.
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