Cronache

Fiom sciopera per il «tavolo» Anche quando glielo danno

Fiom sciopera per il «tavolo» Anche quando glielo danno

(...) Che è quello, tanto per intenderci, che, per non sembrare troppo buonista, moderato e liberaldemocratico nei confronti del padrone, ha già avvertito: «Saremo più cattivi».
Nel frattempo, le altre maggiori sigle sindacali si sforzano di mantenere una maggiore e migliore consapevolezza della situazione, e, soprattutto, di mettere al bando la demagogia che è sempre ai danni di quanti, e sono migliaia - negli otto stabilimenti italiani di Fincantieri, non solo a Sestri - rischiano davvero il posto di lavoro.
A proposito di demagogia: l’accusa è ripetutamente evocata nelle dichiarazioni congiunte di Antonio Apa, segretario generale Uilm di Genova, e Tiziano Roncone, segretario regionale della Fim Cisl. Nel mirino dei rappresentanti dei sindacati metalmeccanici che hanno rinunciato all’esasperazione dei toni, ci sono innanzi tutto i colleghi della Fiom, accusati anche di «disinformazione».
Dopo aver ribadito la bontà dell’accordo separato siglato con Fincantieri il 21 dicembre scorso per la cassa integrazione e la riorganizzazione di Sestri - «non sta scritto da nessuna parte che Fincantieri chiude!» -, Apa attacca la Fiom Cgil e definisce subito «inutile e inopportuno lo sciopero in concomitanza con l’incontro romano», così come erano inutili e inopportuni, secondo Uilm e Fim, gli scioperi e le manifestazioni promossi nei giorni scorsi dalla Fiom. Sempre a proposito di demagogia: «Nessun cantiere chiuderà - insiste Apa -, né alcun lavoratore sarà licenziato in attesa della ripresa prevista nel 2014». Sul banco degli accusati anche il presidente della Regione Claudio Burlando, cui si rinfaccia di aver creato «illusioni dicendo che c’erano armatori pronti a dare lavoro. Meglio - insiste il segretario della Uilm -, che Burlando dia tempistiche certe sulla realizzazione del ribaltamento a mare», per cui ci sono disposizione 50 milioni di euro del governo e 10 dell’Autorità portuale.
Non scampa alle critiche il sindaco Marta Vincenzi: «Si rimetta la fascia tricolore - taglia corto Apa - e ci dica se davvero ci sono piani industriali per la realizzazione delle navi verdi o delle pale eoliche», cioè per quelle realizzazioni alternative che possono contribuire a tenere in vita il cantiere e mantenere l’occupazione in attesa dell’auspicata ripresa delle commesse. E demagoghi sono pure i partiti «che di piano industriale parlano soltanto, invece di presentarlo al governo e chiedere di finanziarlo».
È la volta di Roncone che, pur nell’autonomia riconosciuta a ogni sigla sindacale, lamenta che la Fiom abbia preso così clamorosamente le distanze. «L’unità si concretizza sulle cose e non sulle appartenenze, di per sé non è un valore - sottolinea Roncone -. Il valore dell’unità sta nei frutti che porta». Il leader della Fim Cisl ricorda, poi, che si attende dal ministero una sorta di «ratifica» dell’accordo separato con l’azienda sul mantenimento di tutti e otto i siti Fincantieri e la conferma del finanziamento del progetto italo-francese Fremm, che porterebbe ossigeno all’occupazione. Sulla possibilità di «scambi» di lavoro tra un cantiere e l’altro, Roncone precisa: «Ovviamente, un piano di solidarietà tra cantieri, con l’affido di lavoro, è possibile solo se il lavoro c’è. Intanto, però, è assolutamente necessario definire la mission del cantiere di Sestri Ponente». Sullo sfondo, resta, infine, la possibilità di avviare un piano di riconversione industriale del sito di Sestri, «una vera e propria sfida - concludono all’unisono Apa e Roncone - alle istituzioni».
Un ordine del giorno particolarmente fitto, dunque, sul tavolo di Passera. Che meriterebbe realismo e buona volontà.

E la cattiveria fuori della porta.

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