Il processo a Luigi XVI e quello a Danton possono aiutarci,a distanza di duecento anni, a capire i meccanismi della giustizia e il loro funzionamento. E studiarli può servire ad evitare nuovi errori, nuove tragedie, nuove umiliazioni per i cittadini. Su questa strada ardimentosa si è dunque messo un giovane avvocato milanese, Giuseppe Palma, che ha appena scritto un agile suggestivo libro dal titolo evocativo: «Il fiore e la lama», pubblicato da GDS edizioni. Il saggio è stato presentato mercoledì sera, nella cornice del Principe di Savoia, da Stefano Zurlo, inviato del Giornale, e dall'avvocato Vetullio Mussolini, che ha firmato la prefazione. «Palma - ha spiegato Zurlo - ha seguito un percorso coraggioso, anzi temerario, perché ci vuole una certa incoscienza per confrontarsi con un evento così complesso come la Rivoluzione francese, ma occorre dire che Palma ha raggiunto a suo modo l'obiettivo cogliendo analogie, talvolta impressionanti, nel modo in cui la magistratura lavorava allora e giudica ancora oggi. Penso,ad esempio, alla contiguità, fino allo scambio di bigliettini in aula e fuori dall'aula, fra l'accusa e la corte. La difesa era in difficoltà allora e non è ancora sullo stesso piano dell'accusa neanche oggi».
Per Palma il partito dei giudici era un problema duecento anni fa e rappresenta un vulnus per la democrazia ancora oggi: «Ci vuole - è la sua ricetta - la separazione delle carriere, quella separazione invocata anche da un giudice al di sopra di ogni sospetto come Giovanni Falcone».Resta un dubbio, messo in evidenza da Mussolini nell'introduzione: «Dicono che la storia sia maestra di vita. Lo si dice, ma è lo poi per davvero?»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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