Fiorucci: «AltaRoma? Un bilancio positivo»

Nicoletta Fiorucci, presidente di AltaRoma, a bocce ferme che bilancio si sente di fare dell’ultima edizione della kermesse, anche commentando le polemiche che ci sono state?
«Tengo a precisare che non ho mai avuto la percezione di essere in affanno a seguito della bagarre innescata da parte di alcuni stilisti. AltaRoma è un progetto istituzionale radicato nel territorio, che non si identifica rappresentando una sola casa di moda, ma vuole essere una fucina di creatività a 360 gradi. Dove tradizione e innovazione coesistono sinergicamente in un comparto, quello del fashion, molto esteso».
I giovani talenti scoperti dal concorso «Who is on the next?» sono stati gli indiscussi protagonisti delle passerelle romane.
«Gli stilisti emergenti si sono affacciati con grinta su una vetrina prestigiosa come Roma, che è il tempio della storia e costituisce una piattaforma di lancio straordinaria. Il concorso ha regalato ai talenti in ascesa la possibilità di essere selezionati e valutati dagli opinion leader del settore, aprendo loro anche le porte delle grandi case del lusso internazionale».
Moda sostenibile e ambiente sono i comuni denominatori di un’altra iniziativa importante, «Ethical Fashion».
«La mission del progetto solidale è bivalente: da una parte punta al rispetto dell’ambiente attraverso la realizzazione di abiti con tessuti biologici, dall’altra ha una valenza sociale. Infatti, pur essendo stata ideata solo una anno fa, l’iniziativa ha già coinvolto circa duemila persone, quasi sempre donne, e ben settecento microproduttori africani, con un fatturato totale pari a 2,5 milioni di euro».
La capitale è risultata un vero e proprio laboratorio di creatività: si può parlare di secondo polo del fashion visto che ha attratto un’alta concentrazione di addetti ai lavori, ben 60 tra stampa estera e buyers?
«Parlare di secondo polo del fashion non è corretto. Roma sta diventando una tappa significativa nel percorso della moda contemporanea e si affianca ad altre realtà come Milano e Firenze. Di certo offre una preziosa chance ai giovani creativi che presentano le loro collezioni in un palcoscenico meno affollato rispetto a quello milanese, ma sempre più internazionale e di qualità».


Secondo la fotografia di l’Oreal Professional, c’è il ritorno a un look bon ton anche nelle acconciature, dove lo chignon ha fatto la parte del leone. Qual è il suo giudizio?
«In effetti c’è un ritorno agli anni ’60 e mi piace. Viene enfatizzata l’immagine di una donna-musa, quasi un’icona classica».

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