Firenze, i rapitori Rom mettono in crisi il sindaco ds

Fabio Scaffardi

da Firenze

Sta scatenando polemiche politiche a non finire a Firenze la vicenda del tentato rapimento di un bambino di 5 mesi da parte di due donne rom, avvenuto martedì nella centralissima via Calzaioli, sotto gli occhi dei genitori, che con la loro pronta reazione hanno consentito l’arresto di una romena di 34 anni. Il centrodestra accusa l’amministrazione di sinistra retta dal sindaco ds Leonardo Domenici di spendere «cifre da capogiro» per la comunità rom locale, senza preoccuparsi del rispetto della legalità. Una vicenda, quella dell’altro giorno, che ha scoperchiato la diversità macroscopica fra la giunta della vicina Bologna, amministrata dal diessino Sergio Cofferati e in cui legalità e ordine sono ai primi posti dell’agenda politica, e l’amministrazione comunale di Firenze. Dove, in nome della solidarietà e dell’accoglienza, nel 2004 il Comune ha speso, per la gestione dei campi sosta dei Rom, quasi 5 milioni di euro, cifra ragguardevole se si pensa che l’ultimo censimento della popolazione nomade del 2003 contava 811 presenze in città.
Le spese sono le più svariate: 350mila euro servono per il portierato e la sorveglianza al campo Masini, mentre 355mila euro è la cifra necessaria per il servizio di gestione di portierato, pulizia e sorveglianza per il campo rom dell’Olmatello. Come se non bastasse, per la messa in sicurezza di nove «case mobili» sono stati impegnati 93.500 euro, per i consumi di energia elettrica al campo Masini 49.636 euro, per il recupero scolastico degli alunni del campo Poderaccio-Masini 38.680 euro, mentre per gli educatori di strada a Firenze si spendono 59.914 euro e per l’acquisto di arredo scolastico altri 10mila euro.
Il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Paolo Amato, ha scritto al sindaco chiedendogli di «prendere ad esempio, in materia di legalità, il suo collega Cofferati» e di «ripensare e rivedere la politica del Comune verso i Rom», all’insegna di «una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine e l’adozione del principio di tolleranza zero verso chi non rispetta la legalità». Ma anche da alcuni settori del centrosinistra arrivano critiche, anche se velate. Il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini (Sdi), pur senza citare la vicenda del tentato rapimento sottolinea: «Si tratti di Bologna o di Firenze, per chi ha una visione positiva della cultura della legalità cambia poco: siamo sempre stati contro il massimalismo parolaio ed ecco perché siamo con Cofferati». E anche i consiglieri comunale Marco Carrai (Margherita) e provinciale Massimo Mattei (Ds) hanno sentito il bisogno di dire che «di fronte alla forte volontà del sindaco di Bologna nel perseguire la legalità, non possiamo che essere solidali». Direttamente sulla vicenda del tentato rapimento è intervenuto ieri anche il quotidiano della Margherita, Europa, secondo cui «chi non vede la molla di paura e odio che simili episodi innescano, e l’urgenza di stroncarli nel modo più duro, non sa cosa vuol dire governare il Paese».
Ieri i carabinieri di Firenze hanno riascoltato la mamma del piccolo, insieme al marito.

La giovane sanremese ha confermato la versione dei fatti fornita al momento dell’accaduto: «Sul passeggino non c’era nulla da prendere se non il bambino, né cibo né giocattoli o altro e la mia borsa l’avevo sotto il braccio - ha ribadito Alessia -: volevano portarsi via mio figlio». E mentre proseguono le ricerche della nomade sfuggita alla cattura, oggi pomeriggio verrà interrogata nel carcere di Sollicciano la 34enne romena arrestata.

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