Firenze - Dopo mesi di dibattiti, polemiche, una campagna referendaria accesa, offese personali e ricorsi al Tar, la querelle sulla tramvia fiorentina (il progetto sostenuto dal sindaco Lorenzo Domenici e dall’intera giunta di centrosinistra) è arrivata ieri a un punto definitivo. Stando ai primi risultati sul quesito relativo alla linea due (102 sezioni scrutinate su 234), il 53,66 per cento dei fiorentini ha rigettato l’idea di una linea ferrata in piazza del Duomo, come chiedeva il portavoce azzurro, il fiorentino Paolo Bonaiuti. Una tendenza confermata anche dai primi numeri sul quesito relativo alla linea tre: ha votato «sì», cioè contro la linea, il 50,97 per cento. Poche schede bianche e nulle, sotto lo 0,4 per cento.
Dietro ai due capifila, le novelle fazioni di Guelfi (a favore) e Ghibellini (contrari) hanno potuto entrambe contare sull’appoggio di numerose personalità. A favore Giovanni Sartori, Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti, contrari Franco Zeffirelli, Alberto Asor Rosa e Vittorio Sgarbi. Alle urne un gran numero di fiorentini: il 39,36 per cento, pari a 124.239 elettori su 315.641 aventi diritto. Il referendum ha solo valore consultivo, ma difficilmente l’amministrazione potrà ignorare la volontà popolare. Il voto più atteso riguardava soprattutto la linea due, la più contestata, che congiungerà l’aeroporto di Peretola a piazza della Libertà passando vicino al Duomo del Brunelleschi, al campanile di Giotto e al Battistero.
La linea tre, invece, partirà dalla Fortezza da Basso e arriverà all’ospedale di Careggi. La tesi più gettonata dai contrari è che il progetto da 700 milioni di euro - destinato a ridurre traffico e inquinamento - rischia di danneggiare statue e monumenti per colpa delle vibrazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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