Firmano per l’amnistia ma non vanno in aula

Nella Margherita sono mancati all’appello pure Marini e Bianco

Firmano per l’amnistia ma non vanno in aula

Adalberto Signore

da Roma

La premessa è d’obbligo. Perché quanto segue non ha e non può avere la pretesa dell’infallibilità. Colpa dell’imperscrutabile volere dei regolamenti parlamentari, che per la Camera dei deputati, nel caso l’aula non proceda a votazione, non prevedono una registrazione ufficiale - e quindi certificata - delle presenze. Così, puntare il dito contro chi ieri ha preferito una buona fetta di panettone alla convocazione «straordinaria» di Montecitorio per discutere di amnistia è cosa non semplice e, soprattutto, opinabile. I chiamati in causa, infatti, potranno sempre dire: «Io c’ero, solo non mi avete visto». Così, per buttare giù il corposo elenco di chi tra i 207 deputati che il 22 dicembre hanno firmato per la convocazione straordinaria della Camera (non succedeva da una decina d’anni) solo cinque giorni dopo ha deciso d’infischiarsene bellamente, ci siamo affidati a una supervisione multipla, interpellando - lista alla mano - un esponente di partito per ogni gruppo parlamentare. «C’è, manca, c’è, manca, manca», un po’ come si faceva a scuola con le figurine.
Fatto il preambolo metodologico, va aggiunta una cautela. Perché dietro a un elenco di nomi non si leggono i perché e i percome. E, quindi, può ben capitare che un’assenza sia più che giustificata da ragioni altrettanto serie quanto la situazione carceraria italiana. Ma che su 207 deputati che hanno firmato la convocazione straordinaria (non accadeva da una decina d’anni) ieri ce ne fossero solo tra i 93 e i 95 è comunque un dato che non può essere ignorato (considerati anche quelli che non hanno sottoscritto la richiesta, erano in Aula in 136-138 su un totale di 611).
Passando ai numeri, va subito detto che la presenza più massiccia è stata quella degli esponenti della Rosa del pugno, da sempre convinti della necessità di un provvedimento di clemenza e promotori dell’iniziativa insieme al dl Roberto Giachetti: in undici hanno sottoscritto l’appello e in undici si presentano puntuali alle 9.30. Anche i verdi non sfigurano: su sette firmatari, certamente ce ne sono sei (compreso Alfonso Pecoraro Scanio), anche se in Transatlantico Paolo Cento assicura: «Di noi non manca nessuno». Restando a sinistra, si difende il Prc con nove presenti su dodici firmatari, mentre il Pdci incassa una sonora figuraccia: in otto hanno sottoscritto la richiesta e si presentano solo in tre (Armando e Maura Cossutta e Gabriella Pistone). Tra gli assenti di peso, Katia Belillo, già ministro per le Pari opportunità, e Oliviero Diliberto, già titolare della Giustizia (ma il segretario del Pdci è stato trattenuto in Sardegna per problemi familiari). Discorso diverso e più complesso, invece, quello di Ds e Margherita, che molto si sono lamentati con il presidente della Camera Casini per il giorno e l’ora della convocazione (alle 9.30, mentre di norma la settimana lavorativa di Montecitorio inizia sì di martedì ma non prima delle 12). Molti deputati, insomma, non sarebbero riusciti - causa anche la neve al Nord - a raggiungere Roma in tempo utile. Una supposizione vera solo in parte, se c’è chi come il ds Luigi Olivieri si è alzato alle 4.30 del mattino per partire da Trento o il dl Marco Stradiotto che ha preso l’aereo da Venezia all’alba. Persino Carolina Lussana, responsabile Giustizia della Lega (da sempre contraria all’amnistia, al punto che tra i firmatari non ce n’è uno del Carroccio) è partita da Milano alle 6.30 e si è presentata puntuale a Montecitorio. Discorso diverso, dicevamo, perché la Quercia fa sì registrare 27 presenze su 48 firmatari, ma in aula ce ne sono anche otto che non hanno sottoscritto la convocazione (tra cui il capogruppo Luciano Violante). Tra i big firmatari, invece, manca l’ex ministro per la Solidarietà sociale Livia Turco. Nella Margherita, invece, sono in 25 su 55 (più altri quattro tra cui il capogruppo Pierluigi Castagnetti). E le assenze tra i firmatari sono di peso: Enzo Bianco, Rosy Bindi, Franco Marini.
Passando alla Cdl, Forza Italia fa registrare solo 15 presenze su 41 sottoscrittori. Ma si rifà con i fuoriquota: 14 gli azzurri presenti che non avevano firmato (tra loro il capogruppo Elio Vito, il presidente della commissione Giustizia Gaetano Pecorella e il coordinatore e vicecoordinatore del partito Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto). Fa specie, invece, An. Nonostante sia da sempre contraria a qualsiasi forma di clemenza, Vittorio Messa e Giuseppe Valentino (sottosegretario alla Giustizia) avevano comunque sottoscritto la richiesta. E sono stati tra i pochi a non venire. C’erano, invece, Maurizio Gasparri e altri otto non firmatari. Altrettanto curiosa la situazione dell’Udc: dei sei che avevano sottoscritto la convocazione, quattro hanno ritirato la firma e due non si sono presentati (Michele Ranieri e il sottosegretario agli Esteri Giuseppe Drago). C’erano, però, Erminia Mazzoni, vicesegretario del partito, i ministri Mario Baccini e Rocco Buttiglione, Teresio Delfino e Bruno Tabacci.

Scontata, invece, l’assenza della Lega (meno quella del suo ministro della Giustizia, Roberto Castelli), rappresentata solo dalla Lussana e Dario Galli.
Fa caso a sé, invece, Bobo Craxi. Che per andare con Boselli e Marco Pannella ha di fatto spaccato il Nuovo Psi. La richiesta di convocazione l’ha sottoscritta, ma a Montecitorio ieri non l’ha visto nessuno.

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