da Roma
Fisco e riforma elettorale. Sono queste le portate principali della cena di Arcore, con Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che dopo la pausa estiva tornano alla vecchia abitudine degli incontri del lunedì per cercare di concordare le prossime mosse in vista della ripresa dellattività politica. E con la Lega decisa a spingere su due fronti: quello del cosiddetto «sciopero fiscale» e quello della legge elettorale, dove il Carroccio vorrebbe dal Cavaliere un atteggiamento di maggiore disponibilità al dialogo, così da disinnescare il referendum. «Se Berlusconi dice sì al confronto, la riforma si fa in poche settimane», spiegava prima del vertice Roberto Maroni. «Se ci sarà un accordo sulla legge elettorale - spiega lex ministro del Welfare - credo che fatalmente la sinistra chiederà che si smetta di annunciare ogni giorno di volere le elezioni subito e vorrà concordare una data. Penso che questo sia anche nellinteresse del centrodestra, perché chiedere le elezioni nel 2008 va benissimo, ma se poi la sinistra non cede si rischia di votare nel 2011». Insomma, «se si fa un accordo sulla legge elettorale» si potrebbe anche andare alle urne «nel 2009».
Il leader di Forza Italia, però, nonostante più di un dirigente azzurro la pensi come Maroni, resta scettico. Per due ordini di ragioni: in primo luogo perché non considera affatto produttivo sotto il profilo dei consensi sedersi allo stesso tavolo della maggioranza (in proposito i sondaggi che ha commissionato sono impietosi) e aprire un dibattito che a suo avviso ha il solo obiettivo di «allungare lagonia dellesecutivo»; in secondo luogo perché non vede poi così male il referendum che - lha anche lasciato intendere la scorsa settimana a Telese - potrebbe essere il grimaldello per dare il là alla crisi, visto che Clemente Mastella ha più volte ripetuto che pur di evitare la consultazione referendaria è disposto a mandare a casa lesecutivo e riportare il Paese alle urne. Dal Cavaliere, comunque, non arrivano chiusure. Perché, ragiona lex premier, se si vuole modificare la legge elettorale è sufficiente «qualche ritocco» a quella attuale.
Si parla a lungo anche della questione fiscale, visto che prima di arrivare ad Arcore i vertici della Lega sono stati per quasi quattro ore riuniti in quel di via Bellerio per cercare di mettere a punto i vari passi di quella che Roberto Castelli chiama la «guerriglia fiscale». Che a questo punto dovrebbe essere un po meno fumosa di come era inizialmente, anche se sul punto - più volte sollecitati da Roberto Calderoli - i dirigenti leghisti tengono il massimo riserbo perché - spiega Castelli - «tutto sarà svelato il 16 settembre a Venezia». E sulla questione fisco il Cavaliere si è mostrato molto più disponibile che sulla riforma elettorale. Quello della pressione fiscale, infatti, è da tempo uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi. Che in privato ha solo manifestato qualche perplessità per le ultime uscite di Bossi (prima quella sui fucili, ieri quella su Marini). Il leader di Forza Italia, però, sembra avere idee ben lontane da quelle del Senatùr. Lo sciopero delle lotterie, infatti, non lo convince troppo, soprattutto perché a certificare ladesione alla protesta sarebbero i monopoli di Stato e dunque il governo. Stesso discorso per quanto riguarda un eventuale sciopero del fumo o degli alcolici, per non parlare del canone Rai (che ieri pare sia stato scartato definitivamente anche dal Carroccio).
Lidea che invece solleticherebbe Berlusconi sarebbe un nuovo ritorno alla piazza come avvenne lo scorso 2 dicembre a Roma quando sfilarono - stime degli organizzatori - due milioni di persone.
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