Milano - La denuncia di Montezemolo riapre la questione pubblico impiego e riaccende lo scontro su quanto si lavora in Italia. Secondo gli ultimi dati nel nostro Paese in media ogni anno un impiegato del pubblico o del privato passa 1.800 ore l’anno alla scrivania. Che significano in media otto ore al giorno per 225 giorni, con 104 giorni di pausa nel weekend e 36 giorni di ferie. Un dato leggermente superiore alla media Ocse, ferma a 1.750 ore, e decisamente più alto della media di Eurolandia (1.601 ore) e dei Paesi G7 (1.688 ore), «abbassata» da Francia (1.555 ore) e Germania (1.433 ore), dove si lavora meno ore al giorno, a parità sostanziale di giornate lavorative.
Il problema dell’assenteismo nella Pubblica amministrazione emerge invece se si mettono a confronto le giornate di assenza, al netto di ferie, scioperi e permessi non retribuiti. Secondo i dati del 2005 diffusi dalla Ragioneria generale dello Stato, la palma d’oro dell’assenteismo spetta agli enti pubblici non economici, che due anni fa hanno accumulato in media quasi 31 giorni di assenza. Sul podio ci sono anche le Agenzie fiscali (27,2 giorni) e quasi appaiate gli enti di ricerca e i dipendenti di Palazzo Chigi, con poco più di 26 giorni di assenza l’anno. I più «stakanovisti» risultano invece militari (0,5 giorni l’anno), diplomatici e prefetti (5,3 giorni). I 24 giorni circa di assenza che si accumulano nel Servizio sanitario nazionale dipendono invece dai rischi connessi all’ambiente di lavoro (ospedali, laboratori, eccetera.).
Se si guarda invece alle differenze tra uomini e donne che lavorano per lo Stato, serve un ragionamento supplementare. In media le impiegate accumulano 21 giorni di assenza rispetto ai quasi 13 degli uomini.
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