Roma - Last Hurrà, l’ultimo assalto di Romano Prodi. Con la differenza che il presidente del Consiglio non è Alessandro Bettoni Cazzago. E il Senato non è la piana di Isbuschenskij, dove il Savoia Cavalleria compì l’ultima carica a cavallo della storia moderna. Quella «carica» riuscì ad aggirare le truppe sovietiche, durante la Campagna di Russia; ed entrò nella Storia. È alquanto improbabile - stando ai numeri - che Prodi riesca a superare l’ostacolo di Palazzo Madama. Nonostante ciò, il Professore sembrerebbe deciso ad andare all’attacco di quella che era la sua maggioranza.
Uno dopo l’altro si sono sfilati Domenico Fisichella; due liberaldemocratici su tre (Dini e Scalera; D’amico voterà la fiducia quale referendario doc); i tre senatori dell’Udeur (Mastella, Cusumano, Barbato); Franco Turigliatto della sinistra antagonista. Tutt’e sette questi senatori hanno annunciato che voteranno contro la fiducia al governo. Per tutto il giorno e la notte (per via del fuso orario), il centralino di Palazzo Chigi ha cercato di rintracciare in ogni modo Luigi Pallaro, ma del senatore argentino si sarebbero perse le tracce. Quindi, un altro voto in meno.
Ricapitolando i voti a disposizione dei due schieramenti. L’Unione partiva con 158 voti, la Casa delle libertà con 156; visto che il presidente Marini non partecipa al voto. L’assenza di Pallaro fa scendere i voti a disposizione a 157. Se a questi si tolgono i 7 voti di Fisichella, Dini, Scalera, Mastella, Cusumano, Barbato e Turigliatto, i numeri di Prodi a Palazzo Madama scendono a 150.
A questi sono da sommare, poi, i voti dei senatori a vita. Sono sette, ma Sergio Pininfarina non verrà a Roma per la fiducia. Con i voti di Scalfaro, Ciampi, Colombo, Andreotti, Cossiga e Rita Levi Montalcini, la maggioranza per Prodi torna a 156 voti.
Di riflesso, l’opposizione dovrebbe passare dai 156 voti iniziali (Guido Possa, Forza Italia, ha garantito la sua presenza, nonostante operato di recente ai legamenti del ginocchio) a 163 voti: visto che i sette senatori della ex maggioranza hanno annunciato che voteranno contro il governo.
Ma c’è un particolare in più a dimostrare come la volontà di Prodi di chiedere la fiducia al Senato somigli alla Carica di Isbuschenskij. Seppure i sette senatori della maggioranza che hanno annunciato che non voteranno la fiducia a Prodi dovessero comportarsi come l’Udeur alla Camera (non ha partecipato alla fiducia), e il voto finale dovesse concludersi con 156 voti pari, Prodi ugualmente non otterrebbe la fiducia dell’assemblea di palazzo Madama.
I suoi 156 voti sarebbero identici ai 156 voti dell’opposizione. E in caso di parità, la fiducia non viene concessa. Insomma, sulla carta (e a infermeria vuota) la scelta di Prodi sembrerebbe davvero suicida.
Francesco Cossiga ipotizza che, al momento del voto, diversi senatori della Casa delle libertà potrebbe assentarsi per motivi fisiologici.I capigruppo del centrodestra assicurano che l’ipotesi non si verificherà. Ma per tutta la notte marcano stretti i senatori.
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