Fitch: traballa la tripla A della Francia

Fitch: traballa la tripla A della Francia

Salva la tripla A della Francia, in bilico il rating dell’Italia assieme a quello di altri cinque Paesi della euro zona, ovvero Spagna, Belgio, Slovenia, Irlanda e Cipro. È l’ultima pillola riservata da Fitch: agrodolce per Parigi, al riparo per i prossimi due anni da un taglio dai risvolti politici, economici e di orgoglio nazionale difficili da digerire per Sarkozy e i suoi connazionali; più amara per chi, come appunto l’Italia, non vede riconosciuti gli sforzi compiuti con le manovre finanziarie varate a partire dalla scorsa estate e culminate con le misure drastiche del governo Monti. Provvedimenti, peraltro, promossi solo pochi giorni fa proprio dall’agenzia Usa.
Di deciso non c’è ancora nulla. Fitch, cui va riconosciuto il merito di non aver seguito la pessima prassi di parlare a mercati aperti (Milano ha perso lo 0,5%, deboli anche le altre Borse), terrà tutti sub judice fino al termine di gennaio, quando verrà completato il periodo di osservazione. Per ora, si tratta del classico creditwatch negativo che potrebbe preludere a una perdita di punti nella scala della solvibilità finanziaria. Per Roma, attualmente valutata A+ dopo il downgrade subìto appena ad ottobre, e per le altre cinque nazioni coinvolte, il rischio è quello di un declassamento di una o due tacche. Un’eventualità non così remota. Più che ragionare sulle azioni messe in campo dai singoli governi, l’agenzia ha infatti usato come parametro il deludente esito del vertice Ue di Bruxelles. Su cui il giudizio è sferzante: «Una soluzione comprensiva della crisi dell’euro zona è tecnicamente e politicamente fuori portata». E ancora: «Desta particolare preoccupazione l’assenza di un piano finanziario credibile», aggiunge Fitch, prima di invocare una parte più attiva della Bce, ovvero quel ruolo di prestatore di ultima istanza osteggiato dalla Germania.
I nodi del summit stanno insomma venendo al pettine giorno dopo giorno. Proprio nel momento in cui si allungano le ombre di recessione. E non solo sull’Europa. Cristine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale, ha evocato ieri lo spettro degli anni Trenta disegnando uno scenario di «contrazione economica, crescente protezionismo, isolamento. Come quello che è accaduto durante la Grande depressione».
Certo non può sorridere la Francia per lo scampato pericolo. Il passaggio dell’outlook da stabile a negativo mette nell’immediato Parigi al riparo dalla scure di Fitch, grazie alla sua struttura economica ricca e diversificata e alla sua flessibilità finanziaria.

Ma quel rapporto debito-Pil destinato a toccare nel 2014 il 92% non va bene: è il più alto di «quello di ogni altro Paese con rating AAA ad eccezione del Regno Unito e degli Stati Uniti e molto più alto degli altri Paesi europei con tripla A». E poi, in agguato ci sono ancora Moody’s e Standard&Poor’s. Sonni tranquilli? Sarko non se li può permettere.

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