Politica

Fli ai minimi termini tra faide e franchi tiratori Bocchino prova ad aggrapparsi a Montezemolo

Le defezioni, le diatribe interne, i franchi tiratori: il partito di Fini è al collasso. Dopo la disfatta di ieri sera e l'irrisolvibile faida con Urso, Bocchino prova ad affidarsi a Montezemolo nella speranza che si concretizzi la sua discesa in campo. Ma sulle amministrative già si preannuncia il flop

Fli ai minimi termini tra faide e franchi tiratori 
Bocchino prova ad aggrapparsi a Montezemolo

Roma - Sebbene Gianfranco Fini continui ad assicurare che i numeri non contano, proprio sui numeri fa affidamento la politica. La prova di forza mostrata ieri a Montecitorio dalla maggioranza dimostra, ancora una volta, che questo assioma è vero. Il processo breve passa e l'opposizione resta al palo - soprattutto i finiani che, ai tempi del Pdl, avevano promesso agli elettori una riforma capillare della giustizia. Un'altra giornata amara per il presidente della Camera che, ora, deve fare i conti con i numeri: la maggioranza sfiora quota 316, mentre Futuro e Libertà è pressoché ininfluente.

La parabola del Fli è stata discendente. Ai tempi d'oro - prima della mancata spallata del 14 dicembre, tanto per essere chiari - i futuristi avevano sfiorato quota cinquanta. Ora sono scesi a trentacinque pedine. Un vero e proprio disastro. I falchi non sanno più a cosa attaccarsi: non ha pagato la linea dura in chiave anti Cav, non sta pagando la linea soft dettata da Urso. Così il falco addomesticato Italo Bocchino ha visto in Luca Cordero di Montezemolo una possibile ancora di salvezza. "E' un personaggio che viene dalla società civile e i personaggi che provengono della società civile possono portare una ventata di freschezza e novità a questo Paese - spiega il vicepresidente del Fli ai microfoni di Omnibus su La7 - se scende in campo, lo fa per sparigliare i giochi". Bocchino è interessato all'articolo. "Nel caso ci fosse un soggetto forte che fa parte della società civile e che scende in campo - spiega - sì, siamo interessati". E' forse questa la "sintesi" promessa da Fini promessa dopo i primi mal di pancia che sono venuti a sentire l'antiberlusconismo imperante nei discorsi programmatici di Bastia Umbra? L'emorragia, iniziata il 14 dicembre con il calcolo errato sulla mozione di sfiducia che avrebbe dovuto spazzare via il Cavaliere, non sembra infatti fermarsi. Non ci sono nuovi innesti, idee alternative, proposte per rilanciare il partito: l'azione parlamentare è nulla, l'incidenza sull'ostruzionismo voluto dall'opposizione è pari a zero, le manovre politiche si sono ridotte a fumo negli occhi.

Riesumare Montezemolo, il cui annuncio di scendere in campo era stato salutato da tutta la sinistra con magno gaudio, è forse l'ultima spiaggia per i futuristi che, a ridosso delle elezioni amministrative si vedono più inguaiati che mai.  "Il lavoro fatto dal Pdl a Milano e Napoli non alimenta nessuna convergenza - puntualizza Bocchino - la rottura con il Pdl e Berlusconi vuol dire che non si può votare con il Pdl e con Berlusconi". Il falco del Fli finge sicurezza e sostiene che "quando ha rotto con Fini, Berlusconi ha sottovalutato il problema e ha reagito in maniera muscolare, sostituendo poi l'esercito regolare con un esercito di mercenari". Fini l'aveva chiamato "gregge belante" che era rientrato all'ovile per non perdere la poltrona. In realtà, il risiko futurista in Parlamento parla di una vera e propria disfatta che ha ammaliato, per alcuni mesi, le speranze degli anti Cav e che adesso si rivela per quello che in realtà è: tanto fumo.

I franchi tiratori di ieri sera hanno diviso nuovamente le due anime del partito. C’è innanzitutto una dichiarazione anonima proveniente, a quanto si apprende, da "fonti" della maggioranza del partito, che fa capo a Bocchino e Granata, e che prende di petto "le dichiarazioni attribuite ad area vicina ad Urso" in merito alla situazione interna al Fli. Dichiarazioni che "sono autentiche provocazioni di gente che dovrebbe essere impegnata in ben altro". E poi l’accusa più pesante: quella, appunto, di nascondere tra le proprie fila i franchi tiratori che hanno aiutato la maggioranza a portare a casa la prescrizione breve. Sdegnata la risposta dell’area che fa capo ad Adolfo Urso e Andrea Ronchi.

Volano i coltelli, insomma.

Difficilmente a Bocchino riuscirà il miracolo di resuscitare il partito. Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli, che nel terzo polo hanno già da gestire la grana di Gianfranco Fini, preferirebbero averlo come testimonial anzichè come partner diretto: un partner ingombrante, e finora indeciso.

Ad ogni modo, nemmno arruolando il numero uno della Ferrari, il Fli riuscirebbe a correre più veloce.

Commenti