La voce di Bankitalia ha potuto più dei timori per le imminenti elezioni al Comune di Siena: il consiglio del Monte dei Paschi ha deciso ieri un aumento di capitale da 2 miliardi, cui si sommano altri 471 milioni che listituto toscano utilizzerà per ritirare dal mercato alcuni titoli «ibridi» con un vantaggio in termini di solidità patrimoniale.
La ricapitalizzazione, nellaria da tempo, è necessaria per consentire al gruppo presieduto da Giuseppe Mussari di rimborsare in anticipo gli 1,9 miliardi di Tremonti-bond che pesano sui bilanci e arrotondare il patrimonio in vista di Basilea III, così come più volte chiesto dalla Vigilanza: il Core Tier One dovrebbe attestarsi all8,1% e salire all8,6% nel 2013, il calcolo del parametro è una novità per Siena ed è reso possibile dalla soppressione dei titoli ibridi. Positiva la reazione della Borsa (+1,45%) che ipotizza per laumento di capitale uno «sconto» del 25-30%.
Alcuni a Siena avevano in un primo momento tentato di rimandare il problema, come la Fondazione Mps che ha poi ceduto alla condizione di non perdere la maggioranza assoluta. Mps è infatti una banca di «sistema» per la città toscana che a maggio si misurerà con le urne da cui uscirà il nuovo Consiglio comunale, che a sua volta incide sugli equilibri interni allEnte guidato da Gabriello Mancini. Più in dettaglio, il Monte ha messo in cantiere un aumento di capitale fino a 2 miliardi. Limporto è destinato al rimborso dei T-Bond e al sostegno del piano industriale che Mussari e il direttore generale Antonio Vigni presenteranno oggi alla comunità finanziaria. In parallelo scatterà una seconda ricapitalizzazione da 471 milioni, utile per riacquistare alcuni titoli ibridi «fresh» emessi nel 2003. Loperazione è stata costruita con laiuto di Mediobanca che provvederà al «ritiro» anche tramite unofferta pubblica di acquisto e scambio: il controvalore proposto si aggirerà sui 44 euro. Il riassetto dovrebbe portare una plusvalenza al Monte, con un conseguente incremento del Core Tier One stimato in 16-18 punti base.
La Fondazione Mps ha già fatto sapere di condividere la priorità di «rafforzare il patrimonio» dellistituto che resterà «non scalabile». In sostanza Palazzo Sansedoni si diluirà rispetto al 55% attuale ma senza scendere sotto la soglia del 50%. Lesborso dovrebbe avvicinarsi al miliardo, che lEnte sembra pronto a reperire vendendo una buona metà delle azioni privilegiate che ha in portafoglio (il pacchetto è prossimo al 10%), previa la conversione in ordinarie. Lincasso potrebbe aggirarsi sui 250 milioni ma la Fondazione potrebbe anche appoggiarsi, con lavallo del Tesoro, a un prestito di almeno 300 milioni. Infine venderebbe alcune partecipazioni di minoranza, come quella in Intesa Sanpaolo (0,5%), che ha a sua volta lanciato un aumento di capitale da 5 miliardi.
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