Fmi: sull’occupazione l’Italia ha resistito meglio di molti Paesi

L’Italia è uno dei Paesi, insieme con Germania, Giappone e Olanda, che ha resistito meglio alla crisi sul fronte delicato dell’occupazione. Lo rileva il Fondo monetario internazionale nel capitolo del World Economic Outlook dedicato al mercato del lavoro. «In Italia - dicono gli economisti di Washington - la disoccupazione è cresciuta ben al di sotto delle previsioni, anche grazie al ricorso ai contratti a termine». La cassa integrazione, si legge nel documento del Fmi, è stata utile a «stabilizzare l’occupazione e i salari» ed ha evitato alle aziende i costi legati ai licenziamenti e alle riassunzioni. E in ogni caso, i contratti a termine non hanno debordato, come è accaduto in Spagna, restando entro il 4% del totale.
La disoccupazione rimarrà elevata, intorno al 9%, nelle economie avanzate almeno per tutto il 2011, rileva il Fmi, anche se in alcuni Paesi ci saranno miglioramenti già da quest’anno. Per vedere un miglioramento, di norma sono necessari almeno tre trimestri dopo la conclusione di una crisi. Tuttavia, «la lentezza della ripresa e gli strascichi degli stress finanziari frenano il riavvio del mercato del lavoro», spiega il documento del Fmi, che per rilanciare l’occupazione consiglia di incoraggiare la flessibilità salariale, di migliorare i meccanismi del mercato del lavoro, e di disegnare una exit strategy a breve dai programmi di ammortizzatori sociali.
Anche negli Stati Uniti, come rileva il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, si vede qualche segnale sul mercato del lavoro. Tuttavia, la ripresa economica americana resta limitata dalla debolezza del settore delle costruzioni e dai bilanci pesanti di alcuni Stati e di alcune città. In un’audizione al Congresso, Bernanke, conferma che l’economia riprenderà solo insieme alla domanda interna, e che ci vorrà del tempo per recuperare gli 8 milioni e mezzo di posti di lavoro perduti negli ultimi due anni. Tuttavia, il beige book che la banca centrale americana ha reso noto nella serata di ieri, appare un po’ più ottimista del suo presidente, rilevando che l’economia si stia più o meno espandendo in 11 su 12 distretti del Paese. Anche il segretario al Tesoro Tim Geithner parla di una ripresa più rapida di altri Paesi dalla recessione, e giudica vicina la riforma del sistema finanziario Usa. Tuttavia, secondo Bernanke, occorre anche un piano «credibile» di riduzione del deficit di bilancio.
Per Bernanke la sottovalutazione dello yuan non aiuta la ripresa. «La politica valutaria cinese - spiega - peggiora gli squilibri, e gli Stati Uniti dovrebbero premere sulle autorità di Pechino per uno yuan più flessibile, che sarebbe nell’interesse dalla Cina stessa».

Dopo la testimonianza al Congresso, il dollaro ha perso quota sul mercato dei cambi, mentre l’euro si è rafforzato chiudendo ben sopra gli 1,36 dollari. Secondo gli analisti, la Fed ha fatto «un passo indietro, da un grande ottimismo a una grande prudenza».

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