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Foibe, il Colle: "Non siate prigionieri del passato"

In visita a Trieste Napolitano esorta a "guardare avanti" perché "non possiamo mai essere prigionieri del passato". Poi invita a investire nell'Università: "E' necessaria una riforma, ma servono i fondi". E sulla crisi: "Il debito non pesi sui giovani"

Foibe, il Colle: "Non siate prigionieri del passato"

Trieste - Ricordare, ma senza restare "prigionieri della memoria". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricorda di essere stato lui a voler celebrare al Quirinale negli ultimi tre anni la giornata del ricordo, dedicata ai profughi giuliani e alle vittime delle foibe, ed esorta da Trieste a "guardare avanti" perché "non possiamo mai essere prigionieri del passato".

Foibe e memoria Con Slovenia e Croazia, due democrazie che fanno parte dell’Ue, bisogna arrivare ad un "livello superiore di collaborazione, perché ve ne sono tutte le condizioni", spiega inaugurando nel capoluogo giuliano la nuova sede della scuola internazionale superiore di studi avanzati. Questa sera, insieme ai presidenti dei due paesi ex Jugoslavi, presenzierà al "concerto per l’amicizia", organizzato dal maestro Riccardo Muti. Nel pomeriggio renderà omaggio a due luoghi legati alle sofferenze subite dalla città nel corso del Novecento. Una giornata la cui organizzazione "c’è costata parecchia fatica", spiega, "abbiamo dovuto superare malintesi e preoccupazioni su ambo le sponde. Penso che abbiamo trovato però il giusto equilibrio".

Il debito non pesi sui giovani "Possiamo discutere delle scelte da fare e delle misure da adottare - ha spiegato il presidente della Repubblica - ma non c’è dubbio che non possiamo continuare a far pesare sulle spalle dei giovani un debito pubblico così pesante". Napolitano ha toccato più volte, nel suo discorso ai docenti, ai ricercatori e agli studenti della Scuola superiore di studi avanzati, il problema della crisi economica e degli investimenti nella ricerca. "Siamo in una fase di consolidamento della finanza pubblica dopo il peso e l’assillo della crisi economica e finanziaria internazionale", ha osservato il presidente, ribadendo che nei decenni passati "c’è stata una espansione del debito pubblico e certo il nostro paese partiva da una condizione pesante". Per questo l’imperativo categorico che Napolitano ribadisce a chiare lettere è ridurre il debito pubblico. Non è accettabile, ha spiegato il presidente, "spendere ogni anno risorse per diversi punti del Pil non per investire ma per pagare il debito pubblico", "c’è bisogno di misure di severa restrizione della spesa pubblica corrente". Naturalmente, ha ripreso Napolitano, "vorremmo sempre salvaguardare la spesa pubblica per investimenti e in modo particolare per quelli nella formazione e nella ricerca". Ma dalla realtà non si scappa ed è chiaro che "negli ultimi tre decenni la spesa pubblica è cresciuta al di sopra di ogni ordine" e va ridotta: Napolitano ricorda la sua esperienza come ministro di un governo della Repubblica e racconta di "sapere bene quanto è difficile definire le priorità" all’interno del Consiglio dei ministri ma "dobbiamo riuscire a farlo".

La riforma dell'Università La riforma dell’università è indispensabile e nessuno può negarlo, ma non possono mancare le risorse per uno dei settori strategici per lo sviluppo del paese. "Nessuno di quanti operano e studiano all’università può negare l’esigenza di una riforma - ha quindi avvertito Napolitano - ci sono state scelte discutibili e onerose come la proliferazione di sedi e corsi, c’è stato disordine e inefficienza nella governance del sistema universitario, ora la legge di riforma deve porre rimedio a questo". Ma insieme alla riforma ci deve essere "una dotazione adeguata delle risorse, sono due facce della stessa medaglia".

Le scelte dei partiti Napolitano ha, poi, lanciato un appello alle forze politiche perché ci sia condivisione sulle scelte strategiche e di lungo periodo che riguardano l’Italia. "In un paese democratico non mancano i campi, i problemi e le scelte su cui contendersi il voto, i consensi, confrontarsi anche aspramente.

Ma ci sono alcuni problemi - ha detto il capo dello Stato in visita alla Scuola superiore di studi avanzati - che esigono condivisione perchè sono scelte di medio e lungo termine che non possono essere disfatte se cambia il colore di un’amministrazione, richiedono continuità".

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