«Dal basso dei cieli» è il titolo del nuovo cd di Federico Sirianni in uscita nei prossimi giorni, a quattro anni di distanza dal disco d'esordio «Onde clandestine». Il cantautore ligure, da alcuni anni trasferitosi a Torino, lo presenterà stasera alle 21 a Genova al Teatro della Gioventù. «È un disco di frontiera - racconta Sirianni - pieno di polvere, camion, chioschi di periferia, tangenziali, storie al limite tra bene e male, donne e uomini che camminano sulla lama della loro esistenza. Ed è un disco che gronda passioni e amori folli e disperati, che asciuga le labbra e bagna gli occhi, che supera i confini geografici creando cartine immaginarie dove s'incontrano zingari e cowboys pronti a sfidarsi a duello».
Perché «Dal basso dei cieli»?
«Il titolo m'è stato prestato da un personaggio molto particolare a cui ho dedicato una canzone. È il titolo della sua autobiografia ancora inedita che, spero, veda la luce molto presto».
In «Onde clandestine» si parlava di immigrati, appunto, clandestini. Anche in questo disco i protagonisti sono personaggi «border line».
«È inevitabile che chi ha vissuto una vita di un certo tipo, particolari esperienze, abbia molte cose da raccontare. Non è un problema di essere per forza maledetti, è che, in genere, le storie migliori arrivano da chi vive, come dire, un po' più di pancia che di testa. E siccome io, più che un cantautore, sono uno che racconta delle storie utilizzando la musica come forma espressiva, provo a cogliere ovunque storie che mi coinvolgano e mi spingano a raccontarle. Ma amo molto anche le storie d'amore».
C'è anche una canzone su Genova, che hai lasciato qualche anno fa. In genere i genovesi sono restii al distacco, nonostante un rapporto conflittuale con la loro terra madre.
«In Liberaci dal mare, scritta con i suggerimenti di Giampiero Orselli e Aldo Padovano (che ha definito Genova capitale della cultura con la cultura del capitale), si parla di questo. Della fortuna che si ha una volta che si riesce a varcare i Giovi e del turbamento che, allo stesso tempo, s'impadronisce di noi quando ci voltiamo a dire addio a questa città così bella e strana, così cristallizzata e rivolta su se stessa, così ingrata e avvolgente».
Chi sono i musicisti che ti accompagneranno al Teatro della Gioventù?
«Ci sarà Mario Congiu, che è anche il produttore artistico del disco, alle chitarre west-mex. Poi Saverio Miele al contrabbasso e Nicola Pozzato, batteria e percussioni.
Altri impegni a Genova?
«Un reading di musica e poesia su scritti di Pedro Pietri, un poeta portoricano che amo molto, per il Festival di Poesia a Palazzo Ducale il 22 giugno».
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