da Milano
I fondi pensione vanno a rilento: ad aprile gli iscritti erano solo 4,7 milioni, contro i 12,2 di lavoratori potenzialmente interessati, e la crescita, già non incoraggiante, è destinata a rallentare. Il grido dallarme arriva dal presidente della Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione), Luigi Scimia, che propone, per rilanciare la previdenza complementare, una riduzione della tassazione - attualmente all11% - sui rendimenti dei fondi e la possibilità di un «ripensamento» sulla destinazione del Tfr.
Una proposta condivisa dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: «Bisogna riflettere sul requisito della reversibilità, oggi la scelta è irreversibile e spaventa le persone».
Daltra parte, «estendere la previdenza complementare è una condizione indispensabile per rendere socialmente sostenibili le riforme del pilastro pubblico che abbiamo fatto dal 1992 in poi», afferma il ministro: e a questo scopo, oltre a rendere possibile una qualche forma di reversibilità della scelta «almeno per quanto riguarda i flussi futuri», è necessario anche per i fondi «un processo di accorpamento e fusioni simile a quello che cè stato per le banche. Altrimenti non saremo mai efficienti».
Il ministro è invece contrario alla possibilità di introdurre sgravi fiscali: «Non credo sia una priorità».
La fotografia dello stato della previdenza complementare, così come appare nella relazione annuale della Covip, mostra in effetti un gran numero di prodotti pensionistici: 198 fondi complementari di nuova istituzione e 424 forme pensionistiche preesistenti. Nel 2007 i contributi affluiti alla previdenza complementare ammontano a circa 7,5 miliardi ma, tenendo anche conto dei piani individuali assicurativi non adeguati alla nuova disciplina, il flusso dei contributi sale a 8,4 miliardi di euro: solo dai Tfr sono arrivati 3,5 miliardi.
Nei primi quattro mesi del 2008 le adesioni sono cresciute del 2,8%, con lingresso di quasi 130mila nuovi soggetti, ma ora «sembra essersi esaurita la spinta propulsiva derivante dalla riforma», avverte preoccupato Scimia, anche se, nel periodo 2003-2007, «il rendimento medio aggregato dei fondi pensione negoziali e aperti supera di dieci punti percentuali la rivalutazione netta del Tfr».
E il 2008 si attesterà sui livelli del 2007, cioè positivo pur non raggiungendo il 25% toccato nel biennio 2004-2006, tanto più che la crisi dei mutui subprime, ha rassicurato Scimia, non ha avuto alcuna conseguenza sui rendimenti dei fondi pensione.
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