Il piano inclinato che dovrebbe portare Fonsai a un nuovo aumento di capitale diventa ogni giorno più scosceso. Sebbene non ci fosse alcuna istanza formale sul tavolo, il faccia a faccia tra lamministratore delegato Emanuele Erbetta e il capo dellIsvap Giancarlo Giannini non si è infatti concluso con il verdetto sperato dal gruppo Ligresti circa lidea di puntellare i margini «traslocando» le partecipazioni finanziarie di Fonsai in una scatola comune con il Credit Suisse al 40 per cento.
Su invito dellautorità di Vigilanza, il gruppo ha precisato che il progettato veicolo resta «oggetto di approfondimenti al fine di verificarne la percorribilità da parte della compagnia». Nella sostanza delle cose tuttavia, lIsvap, oltre a nutrire dubbi sulla «legittimità» e «lefficacia» di tale soluzione anche dal punto di vista tecnico, avrebbe lasciato intendere ad Erbetta che la misura sarebbe comunque insufficiente. Un provvedimento «tampone» (12-14 punti il beneficio in termini di solverncy) e non in grado di restituire a Fonsai quella flessibilità finanziaria, che unita al lavoro di ristrutturazione avviato dal direttore generale Piergiorgio Peluso, potrebbe far ripartire il gruppo. Senza considerare che, per procedere, Fonsai pare dovrebbe apportare sostanziali modifiche alla newco.
Ecco perché si fa più concreta la prospettiva dellaumento di capitale: secondo gli analisti per riportare il margine di solvency dal 105% stimato oggi al 120% promesso occorrono 350-400 milioni. Molto dipende comunque dal capitolo cessioni: dallimmobiliare allofferta di Gavio per Igli, la holding di Impregilo. A questo punto la palla passa al cda convocato lunedì ma leventuale ricapitalizzazione, che sarebbe ben vista sia da Unicredit sia da Mediobanca, potrebbe scattare allinizio del prossimo anno, magari con lassemblea di bilancio. A corto di liquidità Premafin, la holding della famiglia Ligresti, si diluirebbe dal 35 al 19-20% ma le banche potrebbero ritirare i diritti a «fermo». Alcuni iniziano peraltro a considerare «unopportunità» il fatto che il gruppo diventi scalabile, magari in vista dellintervento di un gruppo europeo oppure di una soluzione simile a quella di « Bonomi» per Bpm. Il risanamento, caldeggiato da Mediobanca e Unicredit, potrebbe passare da un ulteriore taglio con il passato in termini di governance.
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