«Dimezzerò tutte le consulenze nelle Asl», aveva promesso Piero Marrazzo il 13 novembre scorso, tra flash, sorrisi, strette di mano e taccuini. «Risparmieremo oltre 30 milioni di euro», aveva giubilato sempre il governatore durante il consiglio regionale straordinario sulla sanità, chiosando orgoglioso: «Ecco quello che farò prima di rimettere le mani nelle tasche dei cittadini».
I suoi annunci di tagli, peraltro, non erano vaghi e indefiniti, ma contenevano una scadenza, inserita in un decreto firmato in tutta fretta: era fissata per il 30 novembre, ovvero sei giorni fa. Entro quella data i direttori generali delle Asl avrebbero dovuto fornire lelenco dei contratti, precisando oggetto, beneficiari e importo. Non solo, sempre i massimi dirigenti avrebbero dovuto calcolare, e trasmettere, le cifre del risparmio ottenuto grazie alla rinegoziazione o al mancato rinnovo degli accordi.
Il condizionale, però, è dobbligo, perché niente di tutto ciò è stato fatto, o meglio quasi niente: al 3 dicembre nessuna delle aziende sanitarie chiamate in causa aveva fornito la lista delle consulenze. A muoversi è stato soltanto il San Filippo Neri, che ha inviato un elenco monco, parziale, riservandosi di integrarlo in un secondo momento. Il presidente della Regione, insomma, è stato ferreo censore a parole, ma si è ritrovato in mano una grossa forbice di cartapesta.
A denunciare laccaduto ci ha pensato Fabio Desideri, vicepresidente della Federazione dei cristiano popolari e consigliere regionale del Lazio: «Ci troviamo di fronte allennesimo annuncio disatteso da parte delluomo dei ticket, cioè del commissario Marrazzo - ironizza Desideri -. Troppo spesso alle sue esternazioni, che hanno la giusta rilevanza sui media, non segue la realtà dei fatti. Allora sorge il sospetto che si tratti di mera propaganda». E non finisce qui: il decreto, almeno in teoria, non è stato scritto per tollerare certi atteggiamenti omissivi. In caso di inadempienze considerate gravi, questo almeno dice il testo del provvedimento, a pagare in prima persona devono essere i direttori generali. Vale la pena dunque di chiedersi che cosa succederà ora, se ci sarà qualche sanzione o se tutto si limiterà a una serie stucchevole di pacati rimbrotti. Con il rischio, nemmeno troppo remoto, che lintera vicenda passi sotto silenzio.
Anche per questa ragione Desideri rincara la dose: «Abbiamo scoperto per caso che le Asl si avvalgono di consulenze non sanitarie per decine e decine di milioni di euro. Non sappiamo di più. Ed è grave, visto che i soldi sono dei cittadini del Lazio.
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