«La formalina l’ha aiutato a mantenersi»

nostro inviato a

San Giovanni Rotondo

«Quando le salme vengono deposte in casse di metallo e sistemate nelle cripte, avviene una sorta di imbalsamazione naturale». Giancarlo Umani Ronchi, docente di Medicina legale, spiega così al Giornale lo stato di conservazione in cui è stato ritrovato il corpo di Padre Pio subito dopo la riesumazione.
Professore, i resti del frate presentano «i tegumenti adesi ai piani sottostanti e molto umidi». Che cosa significa?
«A motivo dell’assoluta carenza di ossigeno, avviene la cosiddetta "corificazione", una specie di mummificazione umida. I tegumenti si attaccano alle ossa. Gli organi interni rimangono integri e non vanno in putrefazione. La barba e i capelli rimangono intatti».
Il vetro che ricopriva il corpo del santo, all’interno della cassa, era appannato. A causa dell’umidità del luogo?
«Non credo, dato che uno degli strati della bara era di metallo. Si tratta piuttosto di una reazione dovuta ai liquidi organici».


Come si interviene in questi casi per la conservazione delle spoglie?
«Va ricordato che nei giorni successivi alla morte di Padre Pio sul suo corpo vennero iniettate dosi di formalina per permetterne l’esposizione. Ora, dopo 40 anni, si possono fare dei nuovi trattamenti a base di formalina, da iniettare nelle cavità, per permettere una migliore conservazione».

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