Insieme dappertutto o fuori dalla giunta anche in Lombardia. Roberto Formigoni, nonostante gli ottimi rapporti personali e politici con lUdc locale, richiama il partito di Casini a una serietà nazionale: «Non cè una trattativa lombarda disgiunta da quella nazionale. Le alleanze a macchia di leopardo non piacciono agli elettori, che si chiedono: Ma perché qui vanno daccordo e lì no?. Le macchie stanno bene sul dorso del leopardo e non sulla scheda elettorale. Se Pdl, Udc e Lega correranno insieme dappertutto, correranno insieme anche in Lombardia».
Le trattative sono in corso in queste ore a Roma e, ancora una volta, la questione tocca gli equilibri di altre regioni, ovvero Liguria e Piemonte. Soprattutto in Piemonte la questione è delicata, perché lUdc rifiuta di sostenere il leghista Roberto Cota. Formigoni sottolinea la necessità di coerenza in un momento in cui la posizione dellUdc varia anche a livello regionale.
Le trattative nazionali si intrecciano con le locali, come le nomine nelle partecipate della Provincia che si decidono in queste ore. In ballo i consiglieri damministrazione di Serravalle, Fondazione Cariplo e Banca regionale europea. La situazione è complessa. Al Pirellone sono in giunta con un assessore, a Palazzo Marino sono nella maggioranza con un assessore e invece a Palazzo Isimbardi non hanno sostenuto Guido Podestà e sono allopposizione. Lultimo esempio ieri, quando nel voto in consiglio provinciale sullAsam si sono pronunciati contro la maggioranza che ha dato il via libera allaumento dei membri del consiglio damministrazione della società.
LUdc, con un consenso elettorale del 3 per cento, ha ottenuto alle scorse regionali un suo esponente nel blindato (ovvero il listino del presidente) e un assessore. Anche per questo deve fare i conti con i malumori degli alleati darea, come la Democrazia cristiana di Domenico Zambetti. Lassessore regionale allArtigianato chiede di risolvere la vicenda una volta per tutte: «Chiederanno una deroga territoriale come in Veneto, ma mi chiedo se sia legittimo pensare di concedere questa possibilità a un partito i cui leader nazionali muovono ogni giorno critiche feroci a Berlusconi. Io lo trovo incoerente. Noi esistiamo perché cè Berlusconi, lui è il Pdl, non possiamo accettare discorsi che non ne tengano conto». Zambetti ritiene che i tempi siano maturi anche per aprire il caso a livello comunale: «O insieme dappertutto o fuori dappertutto. A questo punto la situazione è diventata insopportabile. Se lassessore Verga dovesse lasciare, potrebbe aprirsi lo spazio per i cespugli del Pdl, che ormai sono mezzo albero».
Le perplessità nel Pdl sono profonde. Le esprime anche Massimo Buscemi, capodelegazione in giunta: «Il problema dellUdc esiste, perché purtroppo hanno fatto la scelta sbagliata di correre da soli alle politiche del 2008 e alle provinciali».
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