Formigoni: «Contrari alla pillola abortiva, ma la legge si applica»

Che la Regione Lombardia sia contraria alla pillola RU486 non è mai stato un segreto. Ma il presidente Roberto Formigoni, seppur di parere diametralmente opposto, è per «il rispetto delle leggi nazionali, anche quando non sono condivise». Questo non gli impedirà comunque di portare avanti in Lombardia le sue politiche contro l’aborto, tra cui il sostegno ai centri di aiuto alla vita, a cui sono stati appena destinati 5 milioni di euro perché scoraggino le interruzioni di gravidanza tra le donne con problemi economici.
Il leghista Andrea Gibelli, che aspira alla vicepresidenza in Regione, è invece per la linea dura, come i due neo presidenti del Carroccio di Veneto e Piemonte, Zaia e Cota. Gibelli propone di stoppare fin dal nascere l’utilizzo della pillola abortiva in Lombardia e di avviare una discussione in Consiglio regionale.
Intanto, volenti o nolenti, gli ospedali lombardi devono organizzarsi per gestire le eventuali richieste. Al momento, nessuna azienda ospedaliera ha inoltrato gli ordini della RU486 alla casa farmaceutica ma, con tutta probabilità, le confezioni saranno richieste subito dopo Pasqua. I medici non prevedono comunque un boom di richieste. La pillola infatti potrà essere somministrata solo entro la settima settimana di gravidanza, non oltre.
Lo scorso anno, alla clinica Mangiagalli, sono stati effettuati circa 1.

350 aborti, di cui una trentina di interventi entro la settima settimana di gravidanza. Quindi si calcola che le richieste della RU486 saranno limitate a qualche decina di pazienti. I ginecologi hanno presentato una proposta di protocollo sull’argomento alla Regione e sono in attesa di una risposta.

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