Cronaca locale

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Convocato un nuovo vertice dei partiti della maggioranza

Il re è nudo. Ma nessuno aveva il coraggio di gridarlo. Troppo illustre il nome dell’austero scienziato, tutti troppo compresi nella parte per avere il coraggio di dire che il professor Umberto Veronesi con il centrosinistra c’azzecca meno di nulla. A scombinare tutto c’è voluto ancora una volta il Forrest Gump in salsa meneghina. L’impolitico, così dice lui, seduto da quasi nove anni perfettamente a suo agio sulla poltrona di sindaco. Gabriele Albertini, mister mezzo milione di preferenze che, prima di lasciare Palazzo Marino, ha fatto l’ultimo regalo al centrodestra. Un siluro a quello che in troppi già vedevano piazzato al suo posto con la bandiera dell’Unione di Romano Prodi. Colpito e affondato.
Ma la gratitudine non è di questo mondo. Figurarsi della politica. E così chissà se dalle parti di Forza Italia e rissosi compagni di viaggio si accorgeranno dell’ultimo blitz dell’«amministratore di condominio». Missione forse nemmeno richiesta, certamente portata a termine in modo rapido e tutt’altro che indolore per le fila degli avversari. Poche mosse per uno scacco matto da tramortire un toro. Lunedì l’assalto. In video, l’arma da sempre considerata più efficace dal sindaco. Le telecamere sono quelle di Telelombardia, Scusate se insisto il botta e risposta settimanale talvolta un po’ soporifero. Non l’altra sera quando, senza mutare tono di voce, prima di salutare Albertini punta il dito contro il «colossale conflitto di interessi» in cui incapperebbe Veronesi sindaco. Incriminati l’ampliamento dell’Istituto europeo di oncologia e la creazione del Cerba (il Centro europeo di ricerca biomedica avanzata). Progetti per cui sono già stati stanziati 130 milioni di euro e che «crescono proprio per la personalità catalizzante di Veronesi». Il luminare costretto, il giorno dopo, a lodi sperticate alla nuova Finanziaria targata Berlusconi e a sviolinate per il ministro An Francesco Storace, insolitamente munifici con la ricerca. Roba che, nemmeno quando lui era ministro della Sanità (centrosinistra, governo Amato) s’era mai vista. Giovedì l’affondo. Ci sono imprenditori, benefattori, politici, giornalisti e tanta Milano bene. «Veronesi - l’abbraccio pubblico e mortale di Albertini all’ormai ex candidato vincente del centrosinistra - è uno scienziato di fama mondiale che oggi onoriamo anche con questo inizio di lavori per l’ampliamento dell’Ieo a cui seguirà la Città della Scienza. Questo insieme di valori, di concezione e di pensiero è incompatibile con le becere polemiche politiche». Apriti cielo. La corazzata del centrosinistra mostra di esser solo un colabrodo. Spiazzata, la nomenklatura si affretta a mettere insieme cervellotici distinguo tra il Veronesi «scienziato» e il Veronesi «politico». «Veronesi - cerca di correre ai ripari Dario Fo - ha tutte le carte per poter battere chiunque. Non vedo altri che possano conquistare il Comune per il centrosinistra». E se lo dice lui, l’attore diventato Nobel e ormai vate dei progressisti. «A me interessa sapere - taglia corto Franco Mirabelli - se Veronesi accetta di candidarsi e, nel caso, cosa intenda fare, quali proposte avanzi». Cosa intenda fare? Quali proposte avanzi? Come dire che il segretario dei Ds, il partito fin dall’inizio maggiore sponsor della candidatura del professore, non sa che sindaco vorrà essere il suo candidato sindaco. Mica male per un nome che dovrebbe tenere unite Rifondazione comunista e Margherita, No global e associazioni di volontariato, Verdi e diessini riscopertisi scalatori di società autostradali. In prima pagina si pone un «enorme interrogativo assieme politico e filosofico» Dario Cresto-Dina, vicedirettore di Repubblica: «È meglio accontentarsi di vincere o bisogna anche convincere?». Scegliendo Veronesi il centrosinistra aveva già risposto. Basta vincere. Basterebbe e avanzerebbe, visti i chiari di luna. E Veronesi era il cavallo di Troia scelto per portar dentro Palazzo Marino torme di funzionari Ds che della politica hanno fatto un mestiere, girotondini, centri sociali e salotti radical chic tutti caviale e qualunquismo progressista. Ma il re è nudo.

E ormai Forrest Gump l’ha gridato davanti a tutti.

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