Formigoni: "La mia giunta? Una squadra che vi stupirà"

Il governatore punta sulla Sanità, un’eccellenza che può migliorare ancora: "Due poli per i bambini saranno costruiti a Milano e Varese ma realizzeremo anche una Città della salute dove convivranno assistenza, cura e ricerca"

Formigoni: "La mia giunta? Una squadra che vi stupirà"

Una giunta che non sarà la fotocopia della precedente, con nomi a sorpresa e soprattutto competenze diverse per affrontare le nuove emergenze. Ma anche l’impegno per ottenere un federalismo compiuto e un incontro con Letizia Moratti già fissato per il 13 aprile.

Presidente Formigoni, i 20 punti di vantaggio su Penati non erano una boutade da campagna elettorale.
«Alla fine sono stati 22. E abbiamo più che raddoppiato il successo del 2005».

Dica la verità che era un po’ preoccupato.
«Abbiamo vinto nonostante la scorrettezza gravissima di chi ha cercato di eliminare la nostra lista. Abbiamo calcolato che quell’operazione ci è costata 3 punti a favore dell’astensione e 3 o 4 a favore della Lega».

Lega che è cresciuta moltissimo.
«Con quei sette punti in più, il Pdl avrebbe mantenuto inalterato il vantaggio sulla Lega a 12 punti».

Ma senza quei 7 punti, per Formigoni sarà più difficile fare la giunta di quanto non sia stato vincere le elezioni.
«Fare una giunta non è un calcolo matematico. Non si usa il manuale Cencelli».

Quelli che girano sono solo numeri. Tanti voti, tanti assessorati.
«Un grande meccanico Ferrari è un ingegnere, ma per farla vincere usa l’orecchio per sentire il motore, il naso per fiutare la benzina che la farà vincere. La giunta, come una monoposto, è un’opera d’arte sofisticatissima».

Quanto tempo serve?
«Un mese».

Naso e orecchio, ma la Lega chiede sei assessorati.
«Per ora gli elettori hanno scelto il presidente, il regista. Adesso si farà un lavoro di squadra».

Dopo questo risultato il primo da consultare sarà Bossi.
«La Lega non viene prima degli altri. Ho sentito il presidente Berlusconi, gli amici dell Lega, ma anche tutti gli altri alleati».

La Lega potrebbe rinunciare a un assessore in cambio di un direttore generale all’Expo. Le partite si intrecciano?
«Due partite importanti. Non se all’Expo serva un direttore generale, ma se mi chiede se in Regione ci sarà un assessore all’Expo, dico non necessariamente. Finora me ne sono occupato io».

E all’Expo cosa serve?
«Un cambio di passo. Dobbiamo coinvolgere i cittadini. La loro creatività, la loro genialità, il loro gusto, la loro voglia di bello».

Tornando alla giunta, qualche possibile assessore è stato toccato dalle indagini della magistratura. Ha già stabilito un metodo per questi casi?
«I cittadini hanno diritto a essere amministrati da persone assolutamente garantite. Rispetterò le indicazioni che mi arriveranno dalla magistratura».

Niente indagati in giunta?
«Sarò rispettoso del lavoro dei magistrati, ma anche attento ai diritti delle persone».

Ancora politica e magistrati.
«Un rapporto patologico. Bisogna tornare al rispetto reciproco tra i due poteri dello Stato».

Vengono da lì gli astenuti?
«Io cerco di non ascoltare solo i politici. Ma anche le associazioni, chi è impegnato nel sociale o nella cultura, l’università, l’industria. Non sono contro i partiti, ma io dico che vengono prima i cittadini».

Immagino che per la giunta non farà nomi, a parte quello del vicepresidente leghista Andrea Gibelli. Qualche novità?
«Ci sono temi come l’innovazione, la ricerca o l’università che meritano sicuramente un assessorato. O un sottosegretario. Poi bisognerà decidere se unire l’artigianato ad attività produttive, industria e piccole e medie imprese».

Conferma 16 assessori e quattro sottosegretari?
«Questo è nelle mie possibilità. Ma magari mi terrò qualcosa in tasca per quando ce ne sarà bisogno. Di certo sarà un motore perfetto per realizzare tutti i 600 progetti del programma e tutto quello che succederà di inatteso».

Da dove si parte?
«Migliorando ancora un’eccellenza come la sanità. Ormai tutti vedono che in Lombardia è la prima in Italia e anche in Europa».

Per esempio?
«Con i due nuovi ospedali per i bambini a Milano e Varese. O con al Città della salute dove far convivere assistenza, cura, università e ricerca. Con posti per ospitare i familiari di malati oncologici o neurologici. Malattie che coinvolgono l’intera famiglia».

Le polemiche sulla pillola abortiva Ru486?
«Personalmente sono sempre stato contrario. Un modo per lasciare la donna ancora più sola».

Ma c’è una legge dello Stato.
«E, infatti, nonostante io personalmente sia contrario, in Lombardia quella legge è rispettata».

I rapporti tesi con il sindaco Letizia Moratti?
«Il chirurgo che non usa il bisturi fa morire l’ammalato. Io ho semplicemente segnalato che a Milano avevamo solo due punti in più di Penati. Dopo il mio intervento e i miei quattro progetti per Milano, sono diventati 9».

In Comune si sono sentiti commissariati.
«Se io ho vinto di 23 punti, mentre a Mantova sono sopra di 12 e a Milano solo di 9, significa che in parte della Lombardia sono a più 30. A Milano evidentemente per il Pdl ci sono dei problemi. Tutto il resto sono chiacchiere. E non mi appartengono».

La Moratti sarà il prossimo candidato sindaco del Pdl?
«Ho sentito persone con troppe certezze. Io dico, lavoriamo e poi sarà Berlusconi a decidere. Ha sempre saputo scegliere. Io comunque incontrerò la Moratti il 13 aprile. E dico lavoriamo insieme, lavoriamo di più perché il milanese vuole tutto e bene».

Zaia nel veneto e Cota in Piemonte, non si sente accerchiato dalla Lega?
«Sono felice che il centrodestra abbia vinto nel Veneto e si sia ripreso il Piemonte. Quello che conta è la coalizione. Questa sarà una legislatura decisiva.

Bisogna portare a termine una riforma epocale come il federalismo che Bossi ha il merito di aver fatto uscire dai libri di storia».

E lei che federalismo vuole?
«Un federalismo serio. Un federalismo completo. Fiscale, ma anche istituzionale. Con il trasferimento delle competenze e il senato delle Regioni».

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