Dopo la candidatura (ormai certa) di Roberto Formigoni al Senato, resta da sciogliere laltro nodo posto sul tavolo dal governatore: la composizione di un adeguato «pacchetto» di fedelissimi da affiancare al nome del presidente della Lombardia. Nientaltro che quanto già concordato un anno fa tra il governatore e il premier come contropartita alla rinuncia della lista personalizzata da presentare alle scorse regionali. Una promessa che Formigoni vuole ora andare a riscuotere e che non intende barattare con la propria candidatura. Solo che i posti si sarebbero ridotti di molto rispetto alloriginario accordo stipulato sulla base di 20 candidature: adesso si parlerebbe di massimo cinque uomini di fiducia, con gli assessori regionali Bernardo (vicino a Berlusconi) e Guglielmo (ciellino) in pole-position.
Nel frattempo Formigoni nega di aver concordato col premier le dimissioni dal Senato in caso di elezione, quindi spiega, alla maniera di Celentano, perché ha scelto proprio Palazzo Madama: «La Camera è lenta, il nuovo Senato sarà rock».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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