«Sono due chilometri e mezzo, non muore nessuno». Roberto Formigoni dal palco esorta gli oltre mille sindaci in sala a mettersi in marcia dal Pirellone a piazza Scala. E la scia dei primi cittadini accompagnata da gonfaloni e tricolori ha sfilato per le vie del centro con in testa lo striscione «Giù le mani dai Comuni» e intonando cori da stadio («siamo noi, la risorsa dellItalia siamo noi») e lInno di Mameli. In onda la protesta bipartisan contro i tagli della manovra, in prima fila il presidente della Provincia Guido Podestà accanto al sindaco di Roma Gianni Alemanno (Pdl), quello di Torino Piero Fassino (Pd), quello di Verona Flavio Tosi, leghista come il presidente dellAnci Lombardia Attilio Fontana. Sfila in mezzo alla folla quello di Milano Giuliano Pisapia. Allauditorium Giorgio Gaber che ha ospitato la fase uno della rivolta anti-tagli, il governatore ha dettato la ricetta per salvare il bilancio nazionale e, a cascata, quelli degli enti locali: «Mi attendo misure strutturali - ha affermato Formigoni - perchè va bene ragionare sullaumento dellIva, ma serve una cura dimagrante per lo Stato che, se fosse governato come Lombardia, risparmierebbe circa 7 miliardi lanno». Per far diminuire la spesa dello Stato Formigoni propone laccorpamento delle funzioni dei piccoli Comuni e anche «una cura dimagrante per le Regioni che devono essere meno, più grandi e con più poteri. Propongo che ce ne siano sei in tutto, e la Lombardia è disposta ad accorparsi». Fra le ricette per reperire i fondi per la manovra, ha rilanciato la privatizzazione di aziende statali come Rai e Poste italiane. Secondo il governatore lombardo «è ora che lo Stato metta le mani su sè stesso». Dopo aver ascoltato il suo intervento, quello di Pisapia e Fontana, il corteo ha proseguito la protesta in strada e ha raggiunto intorno a mezzogiorno piazza Scala, dove Alemanno è stato il primo a prendere la parola sul palco usando toni durissimi: «Non basta ridurre limpatto di questa manovra ma bisogna rivederla profondamente, anzi azzerarla, altrimenti non siamo nelle condizioni di sostenibilità economica per garantire i servizi ai cittadini». Una posizione drastica, ma ripetuta alluscita dalla prefettura nel pomeriggio dopo un incontro tra la delegazione dei sindaci e il ministro dellInterno Roberto Maroni, che ha fatto la spola tra Arcore (dove era in corso il vertice Berlusconi-Bossi-Tremonti) e Milano dove ha ascoltato per circa unora e mezza le richieste dei Comuni. «Ci aspettiamo che Maroni porti questa nostra indicazione molto ferma a tutto il Governo - ha ribadito Alemanno - finchè non ci saranno risposte serie, la mobilitazione continua». É una protesta «del territorio, delle persone vicine ai cittadini, coloro che per essere eletti hanno giocato la propria faccia e sono tutti i giorni a contatto con la gente», così Podestà ha definito la manifestazione contro la manovra di Ferragosto. «Diversa forse - prosegue - è la posizione di chi è a Roma, nominato dalle segreterie, e non si rende conto dei risultati di certe scelte che poi sul territorio sono drammatiche».
La mobilitazione, afferma Pisapia, «è per garantire i servizi ai cittadini e difendere il patrimonio rappresentato da tutte le amministrazioni grandi e piccole. Siamo qui non solo per protesta ma per senso di responsabilità. Abbiamo lonore e lonere di rispondere direttamente ai cittadini e resteremo uniti finchè non avremo messo al sicuro il loro futuro. Non siamo qui per sventolare una bandiera contro il governo ma contro scelte miopi e sbagliate». La richiesta: «Nessun taglio per i Comuni» e «intervenire sui veri sprechi, non su quelli che non esistono». Anche labolizione delle Province, «soprattutto in una situazione come Milano dove dovrebbe già esistere la città metropolitana inserita nella Costituzione».
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