Formtech, Wirth, Isport: ma che F1 sarà?

Provate a immaginare. Domenica pomeriggio di un qualsiasi Gran premio del 2010. Immaginate la griglia di partenza. In pole, visto l’attuale andazzo, ci sono due BrawnGp con Jenson Button campione del mondo in carica e Rubens Barrichello incontrastato fuoriclasse fra i gregari a vita. In seconda fila le due Williams, poi le Force India, quindi e a seguire ecco il cuore pulsante della nuova F1 voluta da Max Mosley: due Campos Racing, due Epsilon Euskadi, le Rml, le Superfund, UsF1, e poi le Isport e le Formtech. Perché, signore e signori, chissenefrega se la Ferrari e la Mercedes e la Renault corrono altrove, nel loro campionato con gli Hamilton i Massa e gli Alonso a darsi battaglia. Non importa, qui nella F1 ufficiale dell’anno 2010 ci sono addirittura le Wirth... Vogliamo mettere le Wirth e le Litespeed? Senza dimenticare quei due nomi celebri e decaduti come la rispolverata March che fu di Mosley nei Settanta e la già citata Formtech che però verrà schierata come Brabham. Sì, il celebre marchio ora in mano a un fornitore di componenti d’auto tedesco tant’è vero che Sir Jack Brabham è pronto alle vie legali pur di tutelarsi.
Provate a immaginare. Si spengono i semafori rossi e via, scatta il Gp, Button su BrawnGp in fuga, Barrichello ovviamente in difficoltà e vattelapesca grandioso all’attacco sulla Wirth. Che meraviglia.
Ecco, non c’era altro modo se non immaginare una gara del futuro per capire una volta per tutte che cosa potrà accadere se lo strappo tra team e Federazione non dovesse rientrare. Anche Mosley dovrebbe chiudere gli occhi e immaginare, e lo dovrebbero fare i team, Ferrari in testa, perché in caso di irrimediabile patatrac ne uscirebbero tutti perdenti. Non a caso, ieri a Istanbul, i vertici della Rossa, della Renault, della Toyota nelle persone di Stefano Domenicali, Flavio Briatore e John Howett hanno più o meno ribadito la stessa cosa: «Non cerchiamo la guerra, vogliamo trovare l’intesa, ma nel caso saremo pronti a organizzare un nostro campionato» è il sunto.
Anche perché l’ennesimo giorno decisivo (da marzo saranno stati una ventina) si sta avvicinando: il 12 giugno la Fia dirà quali iscrizioni sono state accettate. Per quella data avrà fatto una scrematura tra le varie iscrizioni presentate dai nomi appena elencati nella nostra griglia immaginaria (i nomi non lo sono). Scelta necessaria, visto che solo Campos-Dallara, Lola-Prodrive, Euskadi, Ray Mallock, Superfund, l’italo-inglese N-Technology, oltre naturalmente a Williams e Force India, sembrano offrire vere garanzie tecniche e finanziarie. La Fia risponderà anche alle quadre dell’associazione Fota (Ferrari, Renault, McLaren, Toyota, Bmw e alla BrawnGp sempre più vicina a saltare il muro per seguire Mosley) che si erano iscritte con riserva, chiedendo alla Federazione due cose: l’approvazione del Patto della Concordia che regola diritti e doveri nel Circus; e una riduzione dei costi 2010 (come richiesto dalla Fia) ottenuta però seguendo le loro proposte e senza tetto al budget.

Per la verità, a questo ultimatum Mosley ha già risposto mezzo stampa che «non c’è tempo per firmare il Patto e se i team Fota vogliono correre secondo regole proprie si facciano pure il loro campionato».
Ecco, la situazione è questa. Provate a immaginare come andrà a finire?

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