Fabrizio de Feo
da Roma
Il conto alla rovescia verso il primo test di sopravvivenza del governo Prodi è iniziato. Il 17 luglio, infatti, scatta alla Camera la discussione sul disegno di legge per il rifinanziamento della missione in Afghanistan. E il 25 inizia la roulette russa del Senato: un voto considerato ad altissimo rischio che molto dirà sulle possibilità di sopravvivenza dellesecutivo unionista.
Questo bivio politico, visto dallangolo visuale della Casa delle libertà, non ha però colori limpidi e luminosi. Anzi le nebbie sono ancora tutte da diradare e non cè ancora unanimità sullatteggiamento da tenere in aula. Silvio Berlusconi giovedì sera ha fatto la sua mossa: «La Cdl sarà unita nel proporre una mozione parlamentare che ribadisca la continuità del nostro impegno nellambito della missione Onu». Come dire che sarà lUnione a dover venire sul territorio dellopposizione se vorrà sostenere la missione. LUdc si limita, però, a un via libera generico, facendo capire che comunque voterà il rifinanziamento.
Per il partito di Via Macelli, daltra parte, il voto sullAfghanistan è la prima «cartina di tornasole» di una opposizione diversa. Lequazione centrista è semplice: leventuale indispensabilità dei voti della Cdl per approvare il provvedimento equivarrebbe a una delegittimazione del governo Prodi. Lobiettivo politico quindi sarebbe raggiunto. Ma questo scossone, secondo i centristi, non dovrebbe essere accompagnato dal terremoto di nuove elezioni perchè i tempi non sarebbero maturi.
«È una vera crisi di nervi quella della sinistra sullAfghanistan» sostiene il deputato Udc, Maurizio Ronconi. «Il decreto sarà approvato perché la Cdl non potrà certo contraddire cinque anni di scelte di politica estera ma se la maggioranza non dovesse dimostrarsi autosufficiente, Prodi dovrà immediatamente rassegnare le dimissioni e sarebbe prematuro immaginare lo scioglimento delle Camere elette da poche settimane. Sarebbe invece certificato il precoce fallimento di Prodi e della sua maggioranza».
Da An Maurizio Gasparri, in controtendenza rispetto a una linea più attendista del suo partito, chiude, invece, la porta a ogni ipotesi di collaborazione perchè «il governo deve essere lasciato affondare. Tra dissensi veri e falsi larmata Brancaleone di Prodi si sta rivelando inattendibile e incapace di garantire rispetto per gli impegni internazionali assunti dallItalia. Alla fine è pure possibile che riescano a costringere, anche a colpi di ricatti, tutti i senatori dellUnione a votare per la missione in Afghanistan ma resta la loro debolezza di fronte alla quale il centrodestra ha il dovere di non offrire neanche un voto. Nessun soccorso quindi da parte di parlamentari che hanno il dovere di fare lopposizione al fine di mutare il quadro politico, non di tenere a galla Prodi che deve fare la fatica di trovare tra i suoi alleati il consenso.
Una linea sposata in pieno da Forza Italia. «Il governo Prodi è al collasso» dice lazzurra Isabella Bertolini. «Non ha i numeri in Parlamento. Il Professore si deve dimettere».
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