«Forza Italia riparta dall’orgoglio azzurro»

«Forza Italia riparta dall’orgoglio azzurro»

Paola Setti

Lo ammette subito, che la base del partito se l’è sentito promettere fin troppe volte che «adesso il partito ripartirà dalla base». Epperò Franco Frattini non ammette dubbi: questa volta sarà svolta. Non fosse altro che perché, problemi interni o non problemi interni, Forza Italia ha preso il 24 per cento alle ultime elezioni politiche, che hanno consegnato un Paese spaccato esattamente a metà. Un segno di fiducia che non va sprecato ma attentamente analizzato, in vista delle elezioni amministrative, certo, ma anche in vista dei congressi, quelli locali si terranno entro l’anno, quello nazionale al più tardi nella primavera del 2008. Reduce dalla tre giorni di Gubbio, il vicepresidente della Commissione europea detta le regole concordate con il presidente azzurro Silvio Berlusconi. Fra strigliate e consigli, ce n’è per tutti. In un clima che, avverte, certo non aiuta, là dove «il circuito dell’informazione non ci ama e ostacola la trasmissione di messaggi chiari al nostro elettorato sulle questioni importanti, dalle nostre posizioni in politica economica alle nostre decisioni in tema di politica estera». E allora eccola, la ricetta azzurra.
Orgoglio azzurro. Chissà perché, milioni di persone votano Forza Italia ma milioni di persone si vergognano a dirlo. «Non lo dicono a nessuno, non nei sondaggi, nemmeno negli exit poll, come fossero a disagio - sorride Frattini -. Ecco, noi dobbiamo ripartire dall’orgoglio, con un richiamo alla forza dell’appartenenza».
Le regole. Non tutti le rispettano. E allora, avverte l’ex ministro degli Esteri, è necessario riscrivere lo Statuto, è già stato costituito un gruppo di lavoro, affinché siano introdotti «meccanismi, anzi automatismi per il rispetto di alcune norme fondamentali». L’incompatibilità fra incarichi istituzionali e di partito, per dire: «Quando si verifica, la decadenza dell’uno o dell’altro ruolo deve decadere immediatamente». E poi la durata delle cariche interne: «Non possono essere a vita. I coordinatori regionali, per esempio: la loro nomina deve restare prerogativa del presidente, ma la loro durata non può essere eterna, bisogna prevedere delle scadenze».
Trasparenza. Detto in politichese suona così: «Democratizzare il dibattito interno». Tradotto, significa che «se gli organismi decisionali non si riuniscono da due anni c’è qualcosa che non va». Insomma la famosa base deve venire coinvolta.
Mai snobbare gli elettori. «Ricevo e-mail e lettere di persone che, senza chiedere nulla in cambio, si sono messe a disposizione, ma non hanno mai ricevuto risposta. I rapporti fra dirigenza ed elettorato vanno migliorati. Questo compito è affidato soprattutto ai coordinatori cittadini, che sono i più vicini al territorio».
Formazione. Meglio un ottimo dirigente di sinistra che un pessimo dirigente di destra, dice Berlusconi. «Ma il nostro obiettivo dev’essere formare una classe dirigente ottima e che la pensi come noi». Di qui il progetto di una scuola di formazione del partito, fra i docenti sono già previsti lo stesso Frattini e Giulio Tremonti.
I candidati. È il tasto più dolente in una città come Genova dove la sinistra vince sempre e Frattini lo sa. Ma non demorde. Impietoso, detta la strategia. Intanto la presentabilità delle persone: «Se Forza Italia si presenta con persone dalla reputazione al di sopra di ogni sospetto cresce. Ma se manda in giro gente screditata persino nel suo condominio, allora si spiega perché alcune città nello stesso giorno hanno votato al 24 per cento per berlusconi, ma solo al 5 per il candidato locale di Forza Italia». Sulla scelta, avverte Frattini, devono incidere le opinioni degli esponenti nazionali del partito, ma anche il consenso dei potenziali candidati fra le categorie produttive, economiche e sociali delle città, il peso elettorale eventualmente già dimostrato («non possiamo ricandidare chi ha già dimostrato di non saper attirare consensi»), e il rapporto con gli alleati, là dove «le divisoioni locali all’interno della Casa delle libertà sono da evitare, perché portano sistematicamente alla sconfitta».
All’incontro «Quale futuro per Forza Italia» organizzato ieri nella sede del coordinamento regionale era presenti anche il coordinatore ligure Enrico Nan, la deputata azzurra Gabriella Mondello e il Presidente del Consiglio nazionale del partito Alfredo Biondi. È stato quest’ultimo a rilanciare una federazione fra i gruppi parlamentari della CdL e, perché no, anche a livello di Regione, provincia e Comune.

Udc e lega Nord fanno le bizze? Dice Frattini che per modernizzare la coalizione occorre riflettere sui valori europei di riferimento che uniscono»: la Lega potrà condividere il documento strategico dei conservatori britannici guidati dal giovane leader Dave Camerun, l’Udc il documento del partito popolare europeo. La sfida può cominciare.

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