da Cernobbio
È unEuropa fiduciosa in una prossima ripresa e convinta delle proprie scelte, quella che si è vista ieri a Cernobbio. Il presidente della Banca centrale, Jean-Claude Trichet, parlando con i giornalisti a margine di un incontro, in mattinata, ha detto che probabilmente leconomia ha toccato il fondo e che «per il 2009 ci aspettiamo una ripresa graduale». Ma è sul delicato tema dellinflazione che il banchiere si è speso di più: «Dobbiamo abbattere certi comuni preconcetti - ha osservato nel suo intervento - dopo il gennaio 1999 (data dellintroduzione della valuta unica, ndr) la zona euro può vantare uninflazione media pari al 2,1%, più bassa rispetto alla decade precedente e anche a quella degli Stati Uniti». Inoltre «è da apprezzare il fatto che la zona euro sia cresciuta a passo costante». Un andamento al quale ha dato «un sostenuto positivo contributo la politica monetaria».
Secondo Trichet, inoltre, la crescita media del pil pro capite dal 1999 a oggi, pari all1,7%, è stata la stessa degli Stati Uniti, mentre «la crescita media delloccupazione, pari all1,4% è addirittura tripla rispetto al decennio 1990-1998 e maggiore rispetto a quella degli Stati Uniti e del Giappone».
È una difesa delleconomia di Eurolandia che suona molto come unautodifesa, soprattutto dopo che proprio ieri, dalla stessa sala, il capo economista della Goldman Sachs, Jim ONeill, aveva criticato il rialzo dei tassi (dal 4% al 4,25%) effettuato dalla Bce nel luglio scorso.
La crescita dei prezzi è al centro anche delle preoccupazioni del commissario agli Affari economici, Joaquin Almunia: «In Europa - ha detto nel corso di una conferenza stampa - è in corso un rialzo dellinflazione a causa principalmente del prezzo del petrolio. Noi dobbiamo fare il possibile per evitare una spirale inflazionistica prezzi-salari come quella degli anni 80. A differenza di quel periodo, però, abbiamo migliori capacità di sopportare le tensioni, grazie a una situazione finanziaria più robusta». Laltro cruccio di Almunia sono i deficit di bilancio, con la Francia che attualmente è uno dei Paesi più a rischio. Ma «dopo aver incontrato il ministro Christine Lagarde sono fiducioso - ha detto - che il prossimo anno il deficit di Parigi non supererà il 3%».
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