«Fossi palestinese rapirei soldati israeliani»

Suo figlio è stato prigioniero dei palestinesi per cinque lunghi anni, e la sua liberazione è avvenuta ad alto prezzo per Israele. Eppure il padre di Gilad Shalit, il soldato israeliano tornato a casa nell’ottobre scorso dopo uno scambio di prigionieri, durante una intervista in tv ha sconvolto il paese e provocato polemiche con una dichiarazione choc: se fossi palestinese - ha detto - rapirei un soldato israeliano.
La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico Guardian, che ricorda anche come Noam Shalit, il padre di Gilad, abbia annunciato all’inizio dell’anno la sua discesa in politica: alle prossime elezioni sarà infatti un candidato dell’opposizione laburista.
La sua frase ha provocato choc e indignazione soprattutto nella destra israeliana. Il padre di Shalit ha aggiunto che il rapimento di soldati israeliani da parte di Hamas è equiparabile alle tecniche utilizzate in passato dai paramilitari israeliani contro i britannici: «Anche noi rapivamo soldati britannici quando combattevamo per la nostra libertà» ha detto Noam.
Parlando dalla cucina della sua casa, Noam Shalit ha spiegato i temi della sua campagna elettorale: «Sono favorevole a parlare con chiunque voglia dialogare con noi». Alla domanda se sia disposto a negoziare con un governo di Hamas capeggiato dal sequestratore di suo figlio, Shalit padre risponde: «Se cambiassero e se fossero disposti a riconoscere Israele come stato ebraico, sì, gli stringerei la mano». Lo slogan di Shalit sarà «responsabilità reciproca», oltre a «non lasciare indietro soldati o qualunque israeliano che si trovi nei guai».


A proposito della liberazione del figlio, Noam Shalit riconosce il ruolo del premier Netanyahu, anche se lo critica per non avere agito più rapidamente. Secondo il padre, il figlio sarebbe tornato a casa molto prima se fossero state imposte sanzioni economiche a Gaza.

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