«Francesco sbaglia, così s’indebolisce la Cdl»

da Roma

È da parecchio che Francesco Storace pregava il suo leader Gianfranco Fini di dire qualcosa di destra. Adesso si è stufato di aspettare, ha deciso di mollare il partito e un pezzo importante della sua vita. Per il momento tutto da solo. Ma la sua uscita non è indolore ed appare gravida di conseguenze, ancora non valutabili, per tutta la galassia della destra. Che cosa ne pensa Gianni Alemanno con il quale Storace ha fatto tanta strada insieme? Certo la destra che il sarto Fini taglia e cuce per il suo futuro da leader è un elegante completo scuro alla Nicolas Sarkozy, perfetto per le serate con il Ppe, che calza a pennello ad Alemanno tanto quanto invece sembra cadere male a Storace.
Onorevole Alemanno, Storace accusa Fini di voler trasformare An nell’ennesimo partito di centro.
«È un equivoco. Tutto verrà chiarito il 28 luglio all’Assemblea nazionale».
Lei dice che quella di Storace non è ancora una posizione definitiva. È ottimista? Spera in un ripensamento?
«No, non sono ottimista. Ma conto sul fatto che un chiarimento ci deve essere e ci sarà. Alleanza nazionale ha attraversato un percorso di legittimazione lungo il quale abbiamo incontrato alcune difficoltà nel trasmettere il messaggio e qualche intoppo. Ma ora siamo nelle condizioni di fare il salto che ha già compiuto Sarkozy. Il rilancio del partito è a portata di mano».
Fini sogna Sarkozy ma Storace sembra pensare che rischi invece di fare la fine di Bayrou.
«La politica non si risolve nelle battute. Questo rischio non c’è perchè le nostre posizioni sono ben distinte da quelle del centrosinistra. La nostre scelte sull’immigrazione sono e restano quelle fatte con la Bossi-Fini così come quelle in materia di droga restano quelle della legge che porta la firma di Fini. Non possono confonderci con nessuno. Dobbiamo soltanto superare i nostri problemi di comunicazione e fare chiarezza sui punti che fondano la nuova destra: la modernizzazione ad esempio e l’identità. Sono convinto che l’elettorato di destra è molto più ampio di quello che viene percepito. In questo grande progetto Francesco può e deve ritrovare una sua collocazione e recuperare con noi la destra sommersa».
Storace ha un ruolo cardine ed un’immagine molto forte: che impatto avrà questa uscita sull’elettorato di centrodestra?
«L’uscita di Storace costituisce un problema non sottovalutabile».
Ma la sua resterà una passeggiata solitaria o diventerà una realtà magari anche utile al futuro della destra?
«Frammentare è un errore. Guardiamo quello che sta accadendo nel centrosinistra: la frantumazione è un danno».
Quale sarebbe il destino di un eventuale partito Storace?
«Se si fa un altro partito si indebolisce tutto il centrodestra. E poi non ci sono grandi spazi alla destra di An. La Mussolini non è una leader da poco ma lei stessa non ha sfondato.

Storace è un uomo intelligente e deve ragionare sul fatto che fuori dal centrodestra e da An avrebbe un peso inferiore di quello che invece potrebbe avere nel progetto di rilancio di An».
Quali sono i pilastri sui quali costruire il futuro che Storace può condividere?
«Autorità, merito, appartenenza nazionale, socialità moderna libera dalla burocrazia».

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