Il giorno dopo, le parole del Papa fanno ancora eco. Il suo appello da Castelgandolfo lanciato in francese ha spaccato la Francia laica e illuminista. «Laccoglienza degli uomini di tutte le origini» non è piaciuta al governo di Sarkozy. A insorgere per primo è stato il ministro dellImmigrazione che - punto sul vivo - ha subito manifestato tutta la sua indignazione iniziando con bilanci, con dare e avere di un bilancio allinterno dellEuropa: «A questa fratellanza universale la Francia fa molto più della sua parte. Noi siamo il secondo paese al mondo dopo gli Stati Uniti, abbiamo superato il Canada in materia dasilo». E subito snocciola numeri e dati: «Accogliamo sul nostro territorio 170mila stranieri ogni anno per lunghe permanenze, si tratta di critiche molto ingiuste nei confronti della Francia che si comporta altrettanto bene dei suoi partner europei, se non meglio». Ma il ministro dellImmigrazione non è lunico a indignarsi: insieme a lui ci sono il ministro dellAgricoltura, Bruno le Maire che insieme ad un gruppo di colleghi reclama «il principio della separazione totale fra Chiesa e Stato». «Non confondete il piccolo mondo mediatico parigino con la società francese reale, la sicurezza è un diritto fondamentale e a negarlo di solito non sono i meno privilegiati»: il ministro degli Interni francese Brice Hortefeux, intervistato dal quotidiano Le Monde, critica chi si è opposto al decreto di espulsione.
Eppure le parole di Benedetto XVI hanno lasciato lamaro in bocca, anche nella stessa maggioranza di centrodestra. Allindignazione si accoda anche Dominique de Villepin, scontata data la nota antipatia tra lui e Sarko, quella di Rachida Dati, sua ex creatura politica poi esiliata a Strasburgo. E non èperde occasione per criticare le mosse del presidente, la sua grande ex rivale, Segolene Royal che affonda: «La politica di sicurezza del presidente francese Nicolas Sarkozy «genera violenza» e le espulsioni dei rom sono messe in scena di migrazioni della miseria». La Francia si interroga sui confini, sulletica, sulla legalità. E fa discutere la scelta di unanestesista di Pau, nel sud della Francia, Anne-Marie Gouvet, che ha annunciato di voler rinunciare alla Legione donore che avrebbe dovuto ricevere nel gennaio prossimo, per protesta contro la politica delle espulsioni attuata dal governo francese. «Dopo le espulsioni degli afghani, e ora dei rom - ha raccontato allagenzia France Presse - preferisco rifiutare la Legione donore, a testa alta». Uno smacco per Sarkozy che deve affrontare anche lindignazione dellEuropa. «Il cosiddetto rimpatriò degli zingari fa vergogna allEuropa».
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