La Francia onora Valentino lo stilista diventa Cavaliere

È il primo italiano della moda a ricevere la Legion d’onore. Domani la festa con Liz Hurley, Elton John, Flavio Briatore e Simona Ventura

Daniela Fedi

da Parigi

«Il ’68? L’anno di una meravigliosa collezione bianca anche se volevamo chiudere la boutique di Avenue Montaigne per paura che i manifestanti ci rompessero le vetrine». Le risposte di Valentino sembrano a dir poco surreali tanto più che il gran maestro dell’alta moda parigina domani verrà insignito del titolo di Cavaliere dell’ordine nazionale della Légion d’honneur: la più importante onorificenza di Francia, istituita da Napoleone Bonaparte tra la Prima Repubblica e l’assedio di Verdun.
«Che ci devo fare se la politica non m’interessa?» chiede a sua volta il couturier dribblando con l’abilità del miglior Maradona tutte le domande-trabocchetto della stampa italiana. Il momento più difficile della sua carriera? «Potrei chiamare difficoltà la nascita di qualunque moda offensiva per le donne e la loro bellezza: sono la mia vita». I momenti migliori? «Quando vado a letto la sera mi chiedo di che cosa potrei lamentarmi visto che ho avuto tutto». Crisi o rimpianti? «Mai avuti: a 17 anni sono venuto a Parigi da Voghera per imparare i segreti di questo mestiere e dopo tanto tempo sono ancora qui, innamorato come il primo giorno».
Inutile quindi tentare di estorcergli commenti sul leggendario sciovinismo dei francesi che a quanto pare hanno premiato con lo stesso prestigioso riconoscimento due soli designer stranieri oltre a lui: il giapponese Yoshji Yamamoto e il franco-italiano Emmanuel Ungaro. «I miei colleghi sono sempre stati molto carini verso di me, figuriamoci in questo momento» taglia corto Valentino rivelando poi che Giorgio Armani l’ha inondato di rose (35 e tutte bianche) e che anche Karl Lagerfeld gli ha mandato un incredibile mazzo di fiori con le congratulazioni, mentre Yves Saint Laurent per il momento non s’è ancora fatto vivo ma «tra noi c’è una forma di profonda carineria».
Come potrebbe essere altrimenti, visto che Lagerfeld, Saint Laurent e Valentino vinsero ex aequo il premio del concorso per giovani talenti promosso dall’Iws (International Whool Secretariat) nel lontano 1957? Poi ciascuno andò per la sua strada lastricata di ricchezza e trionfi per tutti anche se il grande Yves si è ritirato a vita privata pur essendo leggermente più giovane dei due titani che, a 74 anni, dettano legge sulla moda internazionale.
Inevitabile a questo punto la solita domanda sulla successione stilistica della maison felicemente controllata dal Gruppo Marzotto che l’ha portata alla quotazione in Borsa e a notevoli incrementi sul fronte del business dopo gli anni bui della gestione Hdp. «Affrontare il futuro non sarà facile - spiega Giancarlo Giammetti, storico socio e braccio destro del couturier - è un problema che toccherà ad altri, ma non diremo mai “dopo di noi il diluvio”: se Valentino lasciasse è nostro preciso interesse che il suo mito resti intatto e si alimenti sempre».
Dunque nessuno scoop, ma tantissime anticipazioni sulla cerimonia (alla quale interverrà solo Liz Hurley perché la presenza di troppe celebrities avrebbe attirato frotte di paparazzi togliendo solennità all’evento) e soprattutto sulla cena che verrà offerta nel castello di Videville domani sera. I 140 invitati verranno fatti sedere ai 10 tavoli apparecchiati in bianco e azzurro dal maggiordomo Michael. Tra loro gente come Elton John e il marito David Furnish, Cher, Michael Caine, Flavio Briatore e Simona Ventura.

«Siamo amicissimi, arriva apposta da Los Angeles ed è ospite a casa mia» puntualizza Giammetti a proposito di Supersimo. Che continuerà a vestire Dolce & Gabbana con le spalline del reggiseno a vista, un dettaglio probabilmente capace di far inorridire il maestro.

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