In Franciacorta non solo bollicine Per una volta largo al formaggio

Ci sono mete dove potenzialmente si va sempre e altre che bucano la cronaca in occasioni speciali. Castegnato (Brescia) appartiene alla seconda categoria e il suo momento arriva oggi e si concluderà domenica. La Michelin, alla voce dove mangiare bene, ignora questo paese a ridosso dei vigneti della Franciacorta, e manda tutti a qualche chilometro di distanza, a Ospitaletto per via dell’Hosteria Brescia, 030.640988, o a Brescia intesa come capoluogo, alla Trattoria Artigliere, 030.2770373.
In questo fine-settimana è però inutile andare altrove. È infatti in programma Franciacorta in bianco. Di solito non è emozionante andare in bianco o mangiare in bianco, ma questa kermesse rappresenta un’eccezione perché per bianco si deve intendere lo straordinario mondo del formaggio, info 030.2146881, franciacortainbianco.it. Oggi, all’interno del polo fieristico di via 2 Giugno, tutto avrà inizio alle 19 per concludersi alle 23; domani si formaggerà dalle 10 alle 22 e domenica dalle 10 alle 20. Con un avviso ai golosanti: i primi due giorni si entra gratis, domenica no, si deve pagare un biglietto di 6 euro (zero fino ai 12 anni). Ogni degustazione 5 euro, da versare mezzora prima dell’inizio, idem per desinare al ristorante (20 euro).
Tanto e tutto da acquolina. Per fare un esempio domani alle 10.30 convegno sul Gran padano, all’una preparazione e assaggio di Ravioli al Castelmagno, alle 15 Lezione di golosità legata al gealto al formaggio, alle 16 le ore del latte, alle 17 le stagioni del Bagoss fino al taglio e degustazione alle sette e mezzo di una forma di Grana invecchiata 10 anni dal caseificio Zani di Cigole. Dopodomani, tra il resto, risottata alla Robiola di Roccaverano, i formaggi di Creta, le età del Bitto... e poi, qua e là, l’appassionato potrà godere dei profumi di autentiche rarità come il Montébore, dalla singolare forma di (minuscola) torta nuziale, gioiello prodotto nell’Alessandrino con latte crudo vaccino e ovino e il Casizolu, formaggio sardo considerato magico perché nasce su un vulcano (tranquilli, è spento, e non da ieri), di notte e da mani femminili. È una mosca bianca perché cacio vaccino in una terra prettamente di pecore e di pecorini.
Ma non sono da dimenticare U Cabanin, delizia ligure rara come le vere e sincere amicizie perché si utilizza solo latte di capi di razza bovina Cabannina, autoctona della Liguria, qualcosa come 260 bestie in totale.

Dalla Sicilia ecco invece la Tuma Persa, dal Bellunese il Piave, dal carso il Tabor, dalla Sardegna il fiore sardo di Gavoi, dalle pendici del Monte Bianco il Blue d’Aoste (erborinato) e lo Chevrot du Mont Blanc, da Asiago l’Asiago stravecchio e ancora il Canestrato pugliese, il Piacentino Ennese, il Caciocavallo silano...

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