Franzen spara sull’ebook (e sul capitalismo)

L’ebook, che in Italia vola ancora bassissimo (sfiora quota 0,2 per cento del mercato editoriale), in America ormai è decollato. Ma, ogni tanto, deve schivare i fuochi delle contraeree tradizionaliste. E ieri ha addirittura rischiato di essere abbattuto.
Uno degli autori culto della postmodernità, qualsiasi cosa la parola voglia dire, alias Jonathan Franzen, alias lo scrittore di Freedom e soprattutto Le Correzioni (quasi tre milioni di copie vendute), ha lanciato un razzo terra-aria agli ebook, definendoli un danno per la società. Difendendo con i denti i vecchi cari libri cartacei.
Parlando all’Hay Stay Festival di Cartagena, in Colombia, Franzen - spronando un suo vecchio cavallo di battaglia, ovvero lo scetticismo verso i nuovi media - ha ribadito la sua convinzione che gli ebooks e gli strumenti come Kindle della Amazon non avranno mai il fascino e la praticità (e la tangibilità, e la stabilità) della carta stampata: «Posso spruzzare dell’acqua sul libro e quello, asciugato, continuerà a funzionare e continuerà a funzionare anche tra dieci anni. Per forza che i capitalisti odiano i libri cartacei: non sono un grande affare...», ha detto. Aggiungendo: «Per un lettore serio il senso di permanenza materiale dell’oggetto libro è sempre stata un esperienza essenziale. In un mondo in cui tutta l’esperienza si sta facendo fluida, l’immutabilità del testo cartaceo è una certezza». Poi Franzen ha fatto capire che per lui capitalismo e tecnologia stanno creando un mondo sempre più fuori controllo... ma questo è un altro capitolo.


Alla fine, lo scrittore, grande firma del New Yorker e Harper’s, ha ammesso che probabilmente, tra cinquant’anni, i libri di carta avranno perso la loro importanza. Poi la sentenza: «Ma io avrò la fortuna di non esserci più».

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