Torino - Annamaria Franzoni è stata condannata a 16 anni dalla Corte d'Appello di Torino. Ridotta dunque la pena del processo di primo grado, la donna era stata condannata a 30 anni. La Corte ha concesso le attenuanti generiche, praticando uno sconto di pena. Ma non la seminfermità mentale. I magistrati e i giudici popolari hanno confermato le pene accessorie per la Franzoni: l’interdizione dai pubblici uffici, lo stato di interdizione legale e la decadenza dalla potestà di genitore. La donna non andrà in carcere, in attesa del verdetto della Cassazione, l'ultimo grado di giudizio previsto dalla Costituzione. "È una sentenza in cui la Corte ha dimostrato comprensione e che mi vede favorevole". Queste le prime parole del procuratore generale Vittorio Corsi dopo che il giudice Pettenati ha letto la sentenza.
L'avvocato Paola Savio "Sono tranquillissima. Chi non è tranquillo non sono io. I gradi di giudizio sono tre. Prendiamo atto della sentenza - ha detto il legale - c’era un ventaglio di possibilità e la Corte ha deciso di confermare la sentenza di condanna riducendo la pena. Aspetteremo il deposito delle motivazioni per capire quali sono i punti che hanno portato a questa decisione e poi si andrà avanti. Ovviamente - ha concluso - sono convinta dell’innocenza della mia assistita. Si è fatto tutto quello che ritenevamo di poter fare al punto in cui eravamo arrivati, se ci saranno altre cose si valuteranno, ci sono tre gradi di giudizio e quindi il processo non finisce qua".
Il procuratore capo Bonaudo "La sentenza della Corte di assise di appello di Torino conferma la validità del nostro impianto accusatorio. Molti hanno parlato di errori e carenze nelle indagini, ma il nostro impianto probatorio è stato ritenuto valido". Così il procuratore capo di Aosta, Maria Del Savio Bonaudo, commenta a caldo la condanna di Annamaria Franzoni. "Non ho nulla da dire sull’entità della pena - ha aggiunto - dato che il procuratore generale aveva investito la Corte di questa responsabilità di far subentrare la pietas, anche se il comportamento processuale dell’imputata non lo suggeriva. Sono convinta che i giudici non avranno problemi di coscienza per questa sentenza. Non ho rimpianti - ha concluso - su quanto è stato fatto nel corso delle indagini, nemmeno per non aver ottenuto una confessione. Non credo sia giusto esercitare sugli indagati pressioni psicologiche".
Grande folla Folla per tutto il giorno davanti e dentro al palazzo di giustizia di Torino per assistere all’ultimo atto del processo d’appello ad Annamaria Franzoni. Il presidente ha aperto l’udienza dando la parola al difensore, Paola Savio. L’imputata, in camicetta bianca, siede in prima fila. In aula ci sono il marito, Stefano Lorenzi, altri familiari e anche don Marco Baroncini, il sacerdote che ha promosso un comitato pro Franzoni. Dopo la replica del legale, alle 11,02, la Corte si è riunita in camera di consiglio.
L'appello della Franzoni Annamaria Franzoni, dopo la replica del suo legale, aveva rivolto un appello ai giudici: "Non ho fatto niente, non ho ucciso Sammy". E poi ha chiesto alla Corte: "Siate giusti nel giudicare". E prima di entrare in camera di consiglio il presidente della Corte, Romano Pettenati, si è complimentato con l’avvocato Savio: "La Corte riconosce il suo straordinario e pregevole impegno.
È stata una fortuna che il sistema informatico abbia trovato lei" al momento in cui Carlo Taormina lasciò l’incarico e la Corte dovette trovare un avvocato d’ufficio. Dopo l'appello alla Corte, secondo indiscrezioni, Annamaria Franzoni ha deciso di non attendere la sentenza in aula e sarebbe già ripartita verso la sua abitazione a Ripoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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