da Milano
Le foto scattate dai satelliti il giorno in cui fu ucciso Samuele Lorenzi potrebbero scagionare Anna Maria Franzoni, la mamma che sta affrontando il processo di secondo grado dopo la condanna in primo grado a 30 anni per omicidio.
«Posso dimostrare la mia innocenza senza alcun dubbio. Se anche il 30 gennaio 2002, quando fu ammazzato Samuele, i satelliti americani ripresero ciò che accadde dalle 8 alle 8.30 del mattino, io sono sicura di poter dimostrare che qualcuno entrò in casa mia a Cogne e uccise mio figlio». È quanto rivela Anna Maria Franzoni in un'intervista esclusiva al settimanale Gente, la prima rilasciata dall'inizio del processo di Appello in corso a Torino.
«Io sono tranquillissima - ha aggiunto -, non ho commesso il delitto. La Corte d'appello dovrà fare in modo di ottenere le riprese di quella mattina. E io verrò scagionata. Se le immagini saranno sufficientemente chiare, si potrà anche dare un nome all'assassino».
«Perché i satelliti americani? Perché la Difesa italiana ha un proprio satellite che non copre tutto il territorio nazionale 24 ore al giorno. La copertura globale ce l'hanno solo gli Stati Uniti», ha aggiunto la Franzoni. «Il filmato girato dai carabinieri del Ris mostra un ufficiale che non porta né maschera né copricapo in ginocchio sul letto della mia camera, sul piumone, che non era stato ancora sequestrato - ha sottolineato la donna -. Tiene un sasso in mano e ricostruisce lomicidio fingendo di colpire mio figlio. Avviene tutto sulla scena del delitto, sul cuscino sporco di sangue, sul lenzuolo e il piumone, che è corpo di reato. E quelli del Ris ci sono saliti inquinando tutto con il loro sudore e i loro capelli. È così che vengono fatti i rilievi scientifici? Un complotto contro di me? Non penso, sarebbe davvero troppo grave. Ma gli investigatori partono dal peresupposto che la colpevole sia io». I Ris peplicano: nessun inquinamento, ogni reperto utile era già stato sequestrato.
Intanto, nei giorni scorsi, in Germania, si è tenuta la prima riunione degli esperti chiamati a pronunciarsi dai giudici. La perizia riguarda le gocce di sangue riprese da una telecamera dei carabinieri sul pavimento della stanza in cui fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi. A Wiesbaden si sono incontrati il perito nominato dalla Corte di assise di appello di Torino, Hermann Schmitter, e i consulenti della pubblica accusa (il comandante del Ris dei carabinieri Luciano Garofano e il medico legale Roberto Testi) e della difesa (Berndt Brinckmann). La sede, secondo quanto si è appreso, era quella della polizia scientifica tedesca, dove Schmitter ha lavorato.
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