Arturo Gismondi
Per la stampa e per gli osservatori italiani il «caso Hamas» è stata una delle tante gaffe, o magari solo lennesimo tentativo di Prodi di gettare un amo alla sua sinistra. Ma per il resto del mondo, la scoperta da parte di Prodi della esistenza da parte di Hamas di «aperture molto interessanti» è apparso lannuncio di un rovesciamento della politica estera italiana in uno degli aspetti più importanti del quinquennio di Berlusconi, i rapporti con Israele. Questo Paese per la prima volta ha avuto l'impressione della esistenza, dallaltra parte del Mediterraneo, di un Paese amico in unEuropa dominata dalle ambiguità di Parigi e di Bruxelles. Ad avvertire per primi la stonatura sono stati in effetti gli ambienti di governo di Israele. E i due giornali più importanti del Paese, il Gerusalem Post e lo Yediot Ahronot, questultimo con un articolo di Avi Pazner, ex portavoce di Ariel Sharon, hanno commentato la sortita esprimendo il timore di aver perduto, in Italia, un amico del loro popolo. Lepisodio è stato grave poiché la dichiarazione di Prodi non poteva passare inosservata. Limpressione è stata aggravata dal fatto che Hamas ha preso molto sul serio lapertura di Prodi. Il quale a sua volta può essere orgoglioso che la telefonata di felicitazioni da Ramallah, o da Gaza, ha preceduto quella dal Vaticano e da Washington. È seguito lattentato a Tel Aviv, e lannuncio da parte della Jihad islamica della esistenza, in territorio palestinese, di settanta giovani pronti a seguirne l'esempio. Si può capire come, nella grande stampa che ha sostenuto lUnione, e negli stessi ambienti più vicini al Professore, a questo punto sia stata una gara a gettare acqua sul fuoco, parlando a proposito della sortita di Prodi di un equivoco dovuto ai traduttori dellintervista.
È seguita, nei giorni scorsi, una intervista del giornale di Rifondazione, precipitatosi a Gaza per incontrare il primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh. Lintervista seppellisce limbarazzo suscitato da una sortita del neo-onorevole Caruso, che non è più il capo dei «disobbedienti meridionali», ma un parlamentare di Rifondazione, partito di governo, il quale ad un giornalista del Corriere della Sera sullattentato di Tel Aviv rispondeva di «capire come i palestinesi potevano ricorrere a forme di lotta esasperate». Aggiungeva, «ad evitare equivoci», che lattentato era da condannare perché rivolto contro la popolazione civile, a patto però di considerare «terrorista anche Bush e il suo governo». Caruso è solo un neo-parlamentare ma queste sono le viscere di una parte della sinistra di governo, che Prodi deve rappresentare. Per mettere ordine in un quadro così imbarazzante è sceso in campo Piero Fassino, che nella corsa ai futuri ministeri viene dato di volta in volta come interessato allEconomia o agli Esteri. Fassino ha chiarito che il terrorismo e le azioni dei kamikaze vanno condannate, che su questo punto pareri diversi sono «minoritari e ininfluenti». Per un futuro possibile ministro degli Esteri, ha detto quel che era giusto dire, ed ha tentato di fare di più. Interpellato sulla gaffe di Prodi ha sostenuto, forzando o correggendo il futuro premier, che si era trattato solo di «un auspicio». Peccato che sia stato solo lui a ritenerlo tale visto che il giornale della Margherita aveva notato che «su Hamas si era pasticciato un po», riflettendo certo lopinione di Rutelli che sul punto, però, non si è sentito di smentire il futuro premier.
Lo stesso Fassino, parlando dellatteggiamento da tenere nei confronti di Hamas, ha sostenuto che «il punto non è di punire Hamas, ma di persuaderla» che lobiettivo dellindipendenza passa per il riconoscimento di Israele.
a.gismondi@tin.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.