Ministro Franco Frattini, siamo al redde rationem?
«Sì. Per colpa di una banda di guastatori composta da Bersani e da Di Pietro che ha lavorato con la connivenza di una piccola pattuglia finiana».
Piccola pattuglia?
«Mi riferisco a chi ha pronunciato frasi del tipo “Pronti ad allearci con Vendola pur di far fuori Berlusconi”».
Casini fa parte della banda?
«Il leader Udc è sempre stato molto più cauto su questo. Ma la banda di guastatori c’è ed è contro l’Italia».
Contro Berlusconi.
«No. Perché così s’è messo il Paese in una situazione grave, proprio in un momento di turbolenza sui mercati. Assurdo».
Ma la finanziaria è al sicuro.
«Solo grazie alle parole del capo dello Stato che ha detto “Signori, non scherziamo con la pelle dell’Italia”».
Tempi dello show down: primi di dicembre?
«Certo. Tempi rapidi: in Senato si può fare in 8-9 giorni».
Nessuna melina?
«No. Siamo responsabili, noi. Sappiamo che l’interesse del Paese è di approvare la finanziaria il prima possibile».
Il giorno dopo arriverà il redde rationem. Prima al Senato o alla Camera?
«In Senato: l’ultima volta, a settembre, sui famosi 5 punti, s’era iniziato alla Camera».
Questa è la regola? Perché la tempistica è fondamentale.
«Certo, ogni comunicazione del governo si fa una volta prima in un ramo e l’altra volta nell’altro ramo del Parlamento».
Insomma, finalmente la crisi si parlamentarizza?
«Ma certo: oggi (ieri per chi legge, ndr) Calderoli ha parlato di attributi. Il premier ha dimostrato di averli istituzionali: rispetta il Parlamento e non si sottrae al confronto sulle difficoltà della maggioranza».
E in quell’occasione Fini dovrà uscire dalla tana.
«Certo: le dimissioni extraparlamentari, le manovre di palazzo, il teatrino della politica: non sono cose che gli italiani possono comprendere».
Governo con maggioranza al Senato ma alla Camera no. Un argomento per scongiurare un governo tecnico?
«Certo. Infatti mi sembra che si siano raffreddata l’eccitazione di chi pensava: “Massì, portiamo un altro presidente, si fa un altro governo in quattro e quattr’otto”».
Il governo tecnico?
«Macché tecnico. Sarebbe un governo del ribaltone. Ma credo che questo presidente non lo garantirà. D’altronde in queste ore il Quirinale sta dimostrando di tenere la barra della governabilità e dell’equilibrio in modo perfetto».
Governo del ribaltone che non converrebbe neppure a Fini?
«Mi chiedo come farà a sostenere un esecutivo appoggiato da chi ha perso le elezioni. E poi: come fa Fini a rinnegare anche il bipolarismo facendo il terzo polo?».
Elezioni in primavera più vicine allora?
«Potrebbero esserci qualora non ci sarà una risposta a quanto Berlusconi dirà in Parlamento. Anche se la fiducia il governo l’ha già ottenuta in settembre».
Ma sembra un secolo fa.
«Però dei famosi cinque punti, il governo ne ha già tradotti in iniziativa due: federalismo fiscale e pacchetto sicurezza».
Gli altri?
«Sud: quasi pronta. Il pacchetto verrà presentato tra 10/15 giorni».
Fisco?
«Tremonti ha già aperto i tavoli di consultazione con le parti sociali. E sull’ultimo, la giustizia, si sta negoziando da tempo su un pacchetto complessivo».
Cosa è cambiato da allora?
«Me lo chiedo anch’io. Ma l’onere di dire “ho cambiato idea” spetta a chi l’idea l’ha cambiata».
Secondo lei tutti i finani saranno disposti a staccare la spina al governo?
«No. Credo che i finiani corretti e leali al centrodestra avranno qualche difficoltà con la propria coscienza».
Fini killer del bipolarismo?
«Assecondando il terzo polo gli dà una bella picconata».
Si torna indietro quindi?
«Si rischia un ritorno alla Prima Repubblica, dove i governi duravano 13 mesi. Si tornerebbe a una situazione del ’93 quando Berlusconi fece la scelta bipolare durante le elezioni a sindaco di Roma».
Il celebre Fini vs Rutelli?
«Ma certo. In quella occasione Berlusconi disse “Sceglierei Fini”. Ecco, quella fu una scelta bipolare: o di qua o di là. E Fini era Msi».
Bel paradosso...
«Certo. Proprio il sistema bipolare ha consentito a Fini di diventare presidente della Camera, ministro degli Esteri, leader di una destra moderna e non emarginata dai giochi parlamentari».
Si dice che il premier non è mai stato così debole. Vero?
«Le assicuro che l’ho trovato particolarmente energetico. Ha le idee molto chiare. Dirà agli italiani che non vuole tornare alla Prima Repubblica».
Ce la farà anche stavolta?
«Troppo spesso i suoi avversari hanno fatto i conti senza l’oste. Anche Violante ha messo in guardia tutti dicendo “attenti a dare Berlusconi per liquidato”».
Quanto di personale ha giocato nello strappo Berlusconi-Fini?
«Molto. Fini ha mostrato un rancore personale che non mi spiego.
Accordo con i finiani, in futuro, si può trovare?
«Credo di sì ma dovrà essere scritto sulla pietra. Dopo aver visto la fiducia di fine settembre e poi Bastia Umbra...».
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