Nell’ultimo capitolo della guerriglia urbana tra l’Inter e Balotelli, i torti (tanti) e le ragioni (poche) sono distribuiti nei due rispettivi campi in quantità quasi plastica. Forse se c’è un peccato originale da rintracciare è quello commesso nei mesi meno cruenti dello scontro, quando la fragilità emotiva del giovanotto e l’inesperienza del suo unico scudo protettivo (la famiglia Balotelli), lo hanno sospinto nel recinto di un pericoloso isolamento. Lui, Mario, si è sentito abbandonato da tutti, maltrattato dal tecnico, scaricato dal pubblico. Gli altri, il gruppo dei calciatori più il portoghese, un blocco di cemento armato, lo hanno utilizzato come collante prima di volare verso Londra, punto di svolta dell’esaltante stagione europea. Senza di lui hanno dato la caccia alla Champions: pensavano così di addomesticarlo, di ridurlo alla resa oltre che alla ragione e a un comportamento da professionista doc. Il risultato ottenuto, via via, è stato sempre opposto: Mario si è auto-emarginato dall’Inter.
Adesso, dopo il vaffa alla curva, anzi allo stadio intero, e la maglia lanciata sul prato in segno di sfida, il rapporto è diventato irrecuperabile. Perché, come tra moglie e marito sull’orlo della separazione, basta un gesto o una parola fuori posto per scatenare opposte reazioni. L’Inter ha un solo modo di gestire l’affare spinoso senza provocare ulteriori riflessi sulla stagione: deve ignorarlo, renderlo inoffensivo, non consumarsi in risposte, ripicche, commenti, giudizi, dibattiti. Finirebbero per moltiplicare i rancori esistenti. Nelle prossime settimane invece è d’obbligo affrontare il nodo: cosa fare per il futuro. Con Mourinho alla guida di Appiano Gentile, la frattura non è sanabile. Bisognerà discuterne la cessione valutando tutti gli effetti, economici e tecnici: è un peccato mortale rinunciare al suo talento ma sarebbe persino peggio tollerare scosse continue dentro lo spogliatoio.
Moratti e l’Inter hanno già definito una strategia di fondo: che Raiola e Mario si scordino il Milan, la terra promessa può diventare l’Inghilterra. E qui c’è Roberto Mancini, manager del City che può giocare un ruolo decisivo: fu lui a lanciarlo nell’Inter quando Ibrahimovic rimase ai box, fu lui a gestirlo con la tecnica del pugno di ferro nascosto dentro un guanto di velluto. Quel club ha i soldi e le ambizioni per fare al giovanotto un contratto allettante e soddisfare le pretese dell’Inter: si può rinunciare a Mario per una fetta consistente di milioni. Sempre che Balotelli si comporti in modo tradizionale, tipo Cassano che lasciò la Roma per tentare l’avventura al Real Madrid.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.