Trasformare Milano e la Lombardia in una free zone fiscale? Sarebbe il sogno degli amministratori locali, soprattutto di quelli che invocano il federalismo fiscale: «Così libereremmo gli imprenditori dalle briglie e dai mille impedimenti con cui devono fare i conti ora». Piace, eccome, lidea lanciata dal sindaco Letizia Moratti di detassare chi investe e di creare tasse su misura per il territorio. Piace ma viene considerata un traguardo lontano da raggiungere.
«Sarebbe bello - commenta per prima Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria - ma non si può secondo le leggi europee». «La proposta - sostiene lassessore alle Attività Produttive, Giovanni Terzi - è eccellente. Del resto la ripresa economica non può che partire da Milano, dove le imprese rappresentano una fetta consistente del Pil nazionale. Lazione del sindaco non venga considerata localista. Piuttosto, servirebbe a dare il via alla ripresa di tutto il Paese».
Anche dalla Provincia di Milano arrivano consensi alla zona franca fiscale. «Ogni proposta del genere è ben accetta - commenta lassessore al Bilancio di Palazzo Isimbardi Luca Squeri - ma va da sé che ogni città pretenderebbe la stessa cosa. Sarebbe già un buon traguardo lapprovazione del federalismo fiscale, che ormai è alle porte e che sarà reale prima dellExpo. Ecco, in questo modo avremmo più risorse per la nostra economia e per le imprese».
Immaginando il rilancio delle imprese locali, lassessore provinciale alle Attività Produttive Paolo Giovanni Del Nero parla della proposta Moratti come di «una boccata dossigeno». Ma intravedere qualche rischio politico: «La Lega teme che Roma non faccia passare il progetto - spiega -. E non vorrei che poi la colpa venga data al Pdl». Entrando nel merito della proposta, Del Nero, pur approvandola, la considera «utopistica». «È vero che la Lombardia è la locomotiva dItalia - commenta - ma uniniziativa del genere andrebbe promossa nelle regioni più in difficoltà per incoraggiare gli investimenti da parte degli imprenditori». E rilancia: «Sarebbe già un buon traguardo eliminare la distinzione tra regioni a statuto speciale e a statuto ordinario. E poi bisognerebbe riservare due trattamenti diversi agli enti virtuosi e a quelli non virtuosi». Non solo.
In Regione, allassessorato alle Attività produttive, i tecnici sono già al lavoro per studiare «la proposta meritevole» e mettere a punto un approfondimento.
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