La frenata Usa rallenta anche il «made in China»
12 Gennaio 2008 - 03:01Ma nel 2007 lexport ha garantito ai cinesi di accumulare lavanzo record di 262 miliardi di dollari
da Milano
Due indizi ci sono già, ora manca solo il terzo. Poi, forse, il raffreddamento della surriscaldata economia cinese (più 11,5% il Pil 2007) sarà più di una semplice ipotesi accademica. Il duplice segnale viene dallandamento dellexport, vero cuore pulsante del Dragone, delizia per lex Impero celeste, croce per i Paesi occidentali: per due mesi consecutivi, novembre e dicembre, il surplus commerciale della Cina è calato, rispettivamente a 26,28 miliardi di dollari e a 22,69 miliardi, dopo aver toccato in ottobre la cifra record di 27 miliardi. Intendiamoci: il made in China è saldissimo e in salute, come dimostra lattivo monstre di 262 miliardi realizzato nellintero 2007, un dato che fa impallidire i 177,5 miliardi del 2006, non trova riscontri in nessuna parte del mondo e fornirà il destro a Usa ed Europa per richiedere unulteriore accelerata al processo di rivalutazione dello yuan.
Il rallentamento dellavanzo nellultimo bimestre non va tuttavia sottovalutato, essendo riconducibile a cause interne, come appunto lapprezzamento della moneta cinese, cresciuta lo scorso anno del 7% rispetto al dollaro, e il restringimento del credito imposto dalla Bank of China per frenare il tasso di sviluppo a due cifre e stemperare linflazione, che in novembre ha sfiorato il 7%, costringendo il governo a intervenire con il blocco delle tariffe di gasolio, gas naturale ed elettricità. Ma il passo meno svelto dellexport riflette anche la decelerazione congiunturale a livello internazionale. La Cina comincia insomma a soffrire delle minori importazioni effettuate dagli Stati Uniti e dallEuropa, i due mercati di riferimento per i prodotti cinesi. LAmerica ha infatti visto scendere in novembre il proprio disavanzo nei confronti di Pechino a 24 miliardi di dollari, contro i 25,9 miliardi del mese precedente, nonostante un aumento del deficit complessivo a 63,1 miliardi provocato soprattutto dagli alti prezzi del petrolio.
Insomma, i cinesi hanno tutto linteresse che leconomia Usa eviti atterraggi bruschi. E non solo perché una parte consistente delle gigantesche riserve valutarie cinesi (1.500 miliardi di dollari alla fine dello scorso anno, il 43% in più del 2006) sono in biglietti Usa. Lo scivolamento nella recessione si tradurrebbe automaticamente in una forte contrazione dei consumi privati statunitensi, finendo per impattare ulteriormente sulle esportazioni cinesi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.