Frequenti le complicanze respiratorie

L'anestesia è una pratica sempre più sicura. Tuttavia suscita ancora ansia nei pazienti. sopratutto per le possibili complicanze cardiovascolari e respiratorie. Quest'ultime, in chirurgia addominale maggiore, riguardano fino al 20 per cento degli interventi Sono le più temibili. Comportano costi non solo umani, ma anche per il sistema sanitario: una semplice broncopolmonite post-operatoria, allunga i tempi di degenza fino a 1-2 settimane. Minimizzare le complicanze, nella fase post-operatoria, è possibile.
Sono oltre 3milioni gli interventi chirurgici che si eseguono ogni anno in Italia. Ora uno straordinario farmaco (sugammadex), primo e unico antagonista selettivo dei miorilassanti (il curaro, uno degli attori principali della complicanza respiratoria, viene somministrato con altri farmaci per indurre l'anestesia), è in grado di ridurre i tempi di recupero neuromuscolare, garantendo più sicurezza al paziente e ottimizzando il turnover in sala operatoria. «Il farmaco - spiega Giorgio Della Rocca, direttore della clinica anestesia e rianimazione e direttore della scuola di specializzazione all' università degli Studi di Udine - ha un meccanismo d'azione del tutto innovativo: incapsula la molecola del miorilassante e la rende inattiva in meno di 3 minuti, consentendo al paziente il recupero completo della funzione muscolare e respiratoria, indipendentemente dalla durata dell'anestesia e dalla quantità di miorilassante somministato. É l'antidoto immediato ai farmaci che agiscono proprio come rilassanti muscolari, poiché entra in azione in pochissimi minuti. L'alternativa è un'attesa di ore, prima che il paziente recuperi la sua completa funzionalità muscolare e quindi respiratoria. Ma non solo, anche a distanza di tempo dalla fine dell'intervento, se l'anestesia non è stata completamente eliminata può insorgere un danno respiratorio legato alla curarizzazione residua». E' fondamentale, infatti, per poter recuperare a pieno la funzionalità muscolare, eliminare il curaro dall'organismo, fino all'ultima molecola. Questo farmaco, già disponibile in Italia dal 2009, in molti ospedali Italiani non entra nelle sale operatorie, in nome di un ipotetico risparmio (una differenza di 50 euro verso il competitor, contro il costo della gestione di una complicanza). Da qui un appello. E a lanciarlo è un gruppo di anestestisti, appartenenti alla Società Italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia Intensiva (Siaarti). In un documento ufficiale i professionisti affermano che, se la struttura ospedaliera impedisce l'uso di farmacci importanti come il sugammadex, in caso di danni al paziente, se ne assume ogni responsabilità.

«I pazienti hanno il diritto di veder garantita la scelta anestesiologica più sicura ed efficace», sottolinea Antonio Corcione, presidente designato Siaarti, direttore Anestesia dell'azienda ospedaliera dei Colli Monaldi di Napoli.

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