Frizziero scava nelle menti e nella lingua

Il percorso di un uomo fra routine borghese e adulterio

Nel giro di un paio di romanzi (il primo, Sommersione, ha vinto nel 2020 il premio Campiello) Sandro Frizziero si è ricavato uno spazio personale nel panorama della narrativa italiana, scegliendo fra l'altro di giocare da professionista in un campionato letterario difficile: quello in cui si sonda in profondità la società e la scrittura non è un aspetto trascurabile.

Prima di avviare la sua ultima storia, Il bene che ti voglio (Mondadori, pagg. 228, euro 18,50), l'autore arretra, per meglio situare le dramatis personae nella storia e nella geografia della Pianura Padana. I lontani discendenti dei «profughi che terrorizzati dai barbari hanno fondato una città lagunare diventata da sola più ricca della Francia» vivono oggi «in tane di trentacinque metri quadrati». Campione rappresentativo di questi «lontani parenti» è il protagonista del romanzo, Alessio Gorgosalice, un assicuratore sposato e con un figlio. La vigilia di Natale Alessio va a trovare nonna Armida ricoverata a Villa della Pace, una clinica per malati di Alzheimer, per mostrarle una lettera e rivelarle il tradimento da poco commesso con una donna conosciuta alla mensa aziendale. La vecchia non comprende ciò che le si dice e dunque è nella condizione, non priva di risvolti atrocemente allegorici, di ricevere senza che ciò abbia delle conseguenze la confessione del nipote, dominata da una disperazione allusiva di un incipiente sgretolamento dell'esistente. A stabilire un legame, palesemente ricattatorio, fra le generazioni sono solo alcuni oggetti, come la teiera d'argento Sheffield lavorata a sbalzo che Armida ha ricevuto in dono dalla contessa che per decenni ha servito. Frequenti le morti tragiche, soprattutto in incidenti stradali; Isabella, la moglie di Alessio, non prova nulla per il figlio e preferisce sbaciucchiare il cane; persino la volta celeste porta i segni del declino, con il «cielo graffiato di gas come da unghie di Titani a cui sta scivolando il mondo».

La relazione adulterina di Alessio si svolge nei parcheggi dei supermercati o sullo schermo di Skype; emblematica la figura di uno zio dell'amante, un poeta i cui versi, con la loro bruttezza, assicurano che anche la letteratura contribuisce allo squallore dell'universo.

Il titolo dell'opera omnia del velleitario poeta, «Canti dell'Inanimato», potrebbe essere un buon sottotitolo del romanzo, ma non è l'anima a mancare: manca, piuttosto, la cornice culturale e simbolica in cui farla vivere.

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